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Il pipistrello espiatorio. Una riflessione sulla Covid-19 e il nostro rapporto con la fauna selvatica

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Il pipistrello espiatorio. Una riflessione sulla Covid-19 e il nostro rapporto con la fauna selvatica
Il pipistrello espiatorio. Una riflessione sulla Covid-19 e il nostro rapporto con la fauna selvaticaCredit: Adobe Stock/Martin | All rights reserved

Tra le teorie sulla nascita e lo sviluppo del nuovo coronavirus responsabile della Covid-19 è stata presto accreditata quella che vede i pipistrelli come primi incubatori.

Con questo post, vorrei spezzare una lancia a favore di questi meravigliosi mammiferi e invitarvi a conoscerli meglio. Innanzitutto, chiamiamoli con il loro nome scientifico, ovvero chirotteri, che significa “mano alata”.

Pipistrelli tra miti e servizi ecosistemici

Questi animali non sono mai stati molto amati dai più. Sarà perché sono prevalentemente notturni e molto schivi e perché è molto difficile vederli da vicino, ma soprattutto per tutti i miti e leggende che li riguardano. A quanto pare, noi occidentali non siamo riusciti, nella storia, ad avere una relazione positiva con questi mammiferi. Specialmente quando parliamo dei chirotteri vampiri, animali trasformati dalle dicerie in mostri pericolosi, creature demoniache con aperture alari di due metri e una smodata sete di sangue che vivono nelle tenebre, pronte a far male agli esseri umani e agli altri animali.
Esagerazioni ben fuori dalla natura di questo bizzarro mammifero volante.
È vero che esistono specie di chirotteri vampiri che si nutrono di sangue. Al mondo ne esistono tre, che vivono in America centro-meridionale: il vampiro comune (Desmodus rotundus), il pipistrello vampiro dalle zampe pelose (Diphylla ecaudata) e il vampiro dalle ali bianche (Diaemus youngi). È vero che attaccano anche gli esseri umani, ma non possono uccidere provocando gravi emorragie e soprattutto non ci trasformano in novelli Dracula.
Sfatiamo altri miti che li riguardano:

  • I chirotteri non si attaccano ai capelli (né ci tengono a farlo)
  • I chirotteri non sono ciechi, ma preferiscono vedere attraverso un sistema sofisticatissimo chiamato ecolocalizzazione che funziona come un vero e proprio sonar per individuare le prede e schivare gli ostacoli (tra cui noi e i nostri capelli).
  • I chirotteri non hanno poteri magici e non trasferiscono la sfortuna sulle persone che li incontrano (sennò gli speleologi sarebbero già tutti estinti).
  • I chirotteri non si allontanano con i cattivi odori (aglio, citronella, ecc.) né con la naftalina o il baygon (questi due prodotti li avvelenano, attività punibile dalle leggi italiane e internazionali).

Sono sicuramente animali che ci affascinano e che ci hanno sempre ispirato un senso di mistero.
Pensiamo per esempio a Batman. Un uomo comune, senza super poteri, che utilizza l’immagine del pipistrello per instillare la paura nei malfattori e combattere il crimine.

I chirotteri svolgono un importantissimo servizio ecosistemico sopprimendo insetti nocivi alla salute umana, ai coltivi e ai boschi. Pertanto, la presenza di chirotteri anche in prossimità di aree abitate costituisce un elemento positivo e non deve causare preoccupazione.

Chi ne ospita in casa una colonia non ha nulla da temere, né dagli esemplari, né dalle loro deiezioni, che non determinano alcun problema igienico-sanitario.
Nel nostro paese sono circa una trentina le specie individuate e gli esemplari e i loro rifugi sono strettamente tutelati dalla legge del nostro paese e dalle norme comunitarie, che ne vietano, tra l’altro, l’uccisione, l’alterazione o la distruzione dei siti in cui essi sostano, si riproducono o svernano .

I pipistrelli e i virus

In effetti, i chirotteri, che non sono roditori, sono l’ordine di mammiferi con più “familiarità” con i virus, a causa della spiccata socialità che li porta a vivere in comunità molto fitte e numerose (fino a un milione di esemplari in un sito) e a causa della loro lunga storia evolutiva, che li ha portati a maturare con molti virus un legame di coabitazione. Per questo è più facile che si trasmettano e ritrasmettano i virus tra loro, facilitando così le mutazioni genetiche di generazione in generazione: maggiore è il numero di esemplari di una popolazione (in questo caso di virus), maggiore è la probabilità che ci siano mutazioni, comprese quelle che rendono un virus capace di infettare gli esseri umani.
Inoltre, dato che i chirotteri possono spostarsi su lunghe distanze, è più facile che i virus siano trasmessi da una colonia all’altra e si diffondano in grandi regioni. Considerando poi che esistono più di 1300 specie di chirotteri nel mondo (vivono in tutti i continenti), e che quindi per ogni cinque specie conosciute di mammiferi ce n’è una di pipistrello, l’evoluzione di tante specie di chirotteri diverse ha probabilmente favorito l’evoluzione di tante specie di virus diverse.

I pipistrelli e il nuovo coronavirus

Anche il coronavirus responsabile della Covid-19 sarebbe originato dai chirotteri, ma non si può certo addossare a loro colpa della pandemia anche se a noi occidentali piace cercare un nemico esterno come causa delle nostre disgrazie quando non riusciamo a prenderci la responsabilità delle nostre azioni. Le evidenze scientifiche sono tali oramai da farci accettare il fatto che, anche se il virus responsabile della Covid-19 si è sviluppato nei chirotteri, esso si sia trasferito agli esseri umani grazie alle condizioni create proprio dagli esseri umani.
L’ipotesi iniziale e oramai verificata è stata che la compresenza nel mercato di Wuhan di pangolini e chirotteri (oltre a migliaia di altre specie ed esemplari), abbiano offerto al virus la possibilità di mutare ed effettuare il salto di specie, dai pipistrelli ai pangolini e dai pangolini all’uomo (Spillover). Questi mercati vengono chiamati wet markets (mercati umidi), luoghi in cui vengono venduti carne fresca, pesce, prodotti e altri beni deperibili, distinti dai “mercati secchi”, dove vengono venduti beni durevoli come tessuti ed elettronica. Nei wet markets cinesi si trova pesce, ma anche serpenti, procioni, istrici, cervi e, appunto, chirotteri. In un filmato della CNN riferito al mercato di Wuhan si vedono animali di tutti i tipi, in gran parte esotici, assiepati uno accanto all’altro e a pochi centimetri dagli umani. Vengono macellati sul posto, talvolta per terra, senza precauzioni di natura igienico-sanitaria. Le condizioni ideali per il “salto di specie”.

Qualcuno ha proposto anche l’idea che l’infezione iniziale fosse dovuta al consumo di carne di pipistrello. È vero che la carne di pipistrello viene consumata in Cina, oltre a vari altri tipi di carne che per noi sono disgustose o eticamente inaccettabili, ma questo rientra nelle scelte alimentari di ogni popolo, secondo le sue tradizioni. In Cina, va detto, i chirotteri, sono considerati simboli di fortuna.
L’associazione tra zuppa di pipistrello e coronavirus, provocata da una manciata di video diventati virali dopo lo scoppio dell’epidemia, ma che non vengono però né da Wuhan, né dalla Cina, è stata smentita.

Secondo un’altra ipotesi i pipistrelli si sarebbero spostati naturalmente verso il mercato di Wuhan. Dato però che la colonia ritenuta incubatrice del virus si trova a circa 1000 km a sud di Wuhan, è molto improbabile che essa si sia spostata per una distanza così considerevole fino a un mercato dove si vendeva fauna selvatica.

Le zoonosi. E se ripensassimo il nostro rapporto con la fauna selvatica?

Quindi, per ricapitolare: il virus è nato sì nei chirotteri, ma in condizioni create dagli esseri umani nei wet markets dove migliaia di specie diverse vivono a stretto contatto in pessime condizioni igieniche. Ricordiamo che il commercio di animali o parti di animali è uno dei più importanti mercati dell’economia mondiale, ma le condizioni in cui vengono tenuti gli animali stessi si rivelano spesso veicolo perfetto per la nascita di nuove zoonosi (virus nati negli animali che hanno la possibilità di trasferirsi anche agli esseri umani). Questi virus causano ogni anno circa un miliardo di casi di malattia e milioni di morti. Il 75 per cento delle malattie umane fino ad oggi conosciute, infatti, deriva da animali, così come il 60 per cento delle malattie emergenti viene trasmesso da animali selvatici.
La successiva e rapida pandemia, di questo, così come di altri virus, è stata a sua volta dovuta al nostro stile di vita, che ci vede sempre in movimento, oltre ogni confine nazionale.
Per la diffusione planetaria di un virus noi siamo dei vettori eccezionali.
Ancora una volta, perché repetita iuvant, l’uomo si trova ad essere responsabile di una pandemia favorita dalle sue stesse azioni, che ha, e avrà anche in futuro, costi enormi sia in termini di vite umane che a livello sociale ed economico.
Ancora una volta, ci viene ricordato però che imparare dal passato per evitare in futuro gli stessi errori è sempre possibile.
L’ex presidente dell’Uruguay, José Mujica, si è espresso così sull’attuale situazione:

Non siamo in guerra, questa è una sfida che la biologia ci pone per ricordarci che non siamo i proprietari assoluti del mondo come ci sembra. Questa crisi così grave può servire per ricordarci che i problemi globali sono anche i nostri problemi”.

Speriamo sia la volta buona.


Favilli - pipistelli - Covid-19 Filippo Favilli è dottore di ricerca in geografia fisica. Coordina un gruppo di ricerca sull’interazione tra società e ambiente naturale nell’Istituto per lo sviluppo regionale di Eurac Research. È consulente della Convenzione delle Alpi e di quella dei Carpazi.
Fiorentino di origine e altoatesino di adozione, oltre a studiare gli animali selvatici, da nove anni Filippo adora trascorrere tempo con Vicky, il suo cane molto domestico.

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https://doi.org/10.57708/b6601091
Favilli, F. Il pipistrello espiatorio. Una riflessione sulla Covid-19 e il nostro rapporto con la fauna selvatica. https://doi.org/10.57708/B6601091

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