Si può dire di quanto diminuiranno le nevicate?
A livello di Alpi le stime dicono che entro la fine del secolo la correlazione tra manto nevoso e altitudine cambierà di 500-1000 metri, cioè nel 2100 le condizioni della neve a 2000 metri corrisponderanno a quelle che si trovano oggi a 1000-1500 metri. Solo se il riscaldamento globale verrà mantenuto al di sotto dei 2°C questo scarto potrebbe ancora essere contenuto entro i 250-500 metri.
E in Alto Adige?
Secondo i dati raccolti dal 1981 in 28 stazioni metereologiche sparse in provincia, in Alto Adige il saldo della neve è chiaramente negativo a inizio e fine stagione. Ad aprile sotto i 1500 metri praticamente non c’è più neve, nemmeno in località come Sesto o Penes dove quarant’anni fa era normale averne oltre venti centimetri ancora in primavera. Sotto i 1500 metri nevica meno anche nei mesi tra dicembre e marzo, mentre tra i 1500 e i 2000 il calo ancora non è così netto.
I cambiamenti sono omogenei in tutte le valli?
No, la neve è diminuita a est e nord, ma un po’ aumentata a sud e ovest; per esempio la stazione di Slingia, a 1690 metri, ha registrato un aumento medio del manto nevoso da 48 a 63 centimetri dal 1981 a oggi. Questi aumenti però non interessano i mesi primaverili. In media, la neve è sparita ovunque nell’ultimo mese della stagione.
Chi farà le spese di questi cambiamenti?
Basti pensare all’impatto sull’industria dello sci. È vero che da tempo non dipende più dalla neve che cade dal cielo, ma, negli inverni dal 2007 al 2016, i cannoni da neve in Alto Adige hanno consumato il 6-12% del consumo annuo di acqua potabile e il 2,9-5,4% del consumo annuo di elettricità di tutta la provincia, insieme agli impianti di risalita. Anche se bisognerebbe avere modelli più specifici per le singole località, è verosimile che in futuro, con meno neve, queste cifre continueranno ad aumentare e saranno sempre meno sostenibili. Bisogna poi pensare ai possibili conflitti legati all’uso delle risorse idriche; meno neve che si scioglie prima equivale a siccità nelle stagioni più calde, sia in Alto Adige sia a valle. Chi amministra l’acqua dovrà quindi concentrarsi su una gestione che tenga conto di tutte le parti interessate, per evitare tensioni.