Gli eventi della cultura – La cultura degli eventi

Pier Paolo Mariotti

Fin dalla sua nascita, Eurac Research si pone come obiettivo la valorizzazione delle eccellenze locali all’interno della provincia di Bolzano, dando inizio a un processo di elevazione culturale del territorio e gettando le basi per la creazione di un’università.  

Sebbene  Eurac Research  esistesse già da tempo, la sede di viale Druso è stata inaugurata il 13 settembre 2002, caratterizzandosi fin da subito per la sua connotazione architettonica e artistica, sotto la tutela delle belle arti. La presenza di splendidi spazi congressuali ha permesso in particolare lo sviluppo di un ramo parallelo alla ricerca che si è concretizzato nell’organizzazione degli eventi aggregativi, congressi e convegni che molto hanno contribuito, soprattutto agli inizi, alla comunicazione di Eurac Research e al suo posizionamento come casa della cultura scientifica e della ricerca applicata. Soprattutto nei primi anni il centro ha ospitato eventi della città anche perché dall’inaugurazione era il maggiore centro congressi di Bolzano.  

L’Auditorium, grazie alle sue dimensioni, è diventato subito il palco privilegiato sia per la divulgazione di contenuti scientifici che per l’organizzazione di eventi culturali promossi dalla città di Bolzano, permettendo il raggiungimento di un numero di partecipanti significativo. Oggi, invece, è utilizzato principalmente per la divulgazione della ricerca dei singoli istituti di Eurac Research.  

Su indicazione della direzione e della presidenza è stato organizzato “ExplOra! festival della scienza 2002”, un evento per tutti e di tutti in grado attirare la popolazione all’interno di Eurac Research fin dall’anno di inaugurazione, evitando in questo modo di diffondere l’idea fuorviante di un centro di ricerca come “torre d’avorio” isolata dal resto del mondo.  

L’obiettivo del festival era duplice: creare un evento di inaugurazione e allo stesso tempo ideare e sviluppare un format di evento più consistente in grado di avvicinare un pubblico generale con interesse e curiosità alle future attività della casa della ricerca.  

L’evento era rivolto al grande pubblico e doveva essere la base per la creazione di un museo della scienza interattivo dove i visitatori potessero interagire come si fa all’Exploratorium di San Francisco.   

Il festival ExplOra!, organizzato completamente con risorse interne, è stato iniziato dal direttore Stephan Ortner in collaborazione con la squadra di comunicazione di Joachim Lerch, animatore dello Science Festival al parco di Rust in Germania.  

Tra le altre esibizioni, è sicuramente da ricordare “Dialog im Dunkeln” di Johannes Voller, un percorso alla scoperta dell’invisibile sotto la guida di una persona ipovedente.  Un’esperienza unica con la certezza che nulla sarebbe stato visibile agli occhi, ma che con il potere speciale della fantasia e l’uso inaspettatamente intenso di tutti gli altri sensi l’escursione attraverso questa installazione di percezione senza luce è stata un’esperienza profondamente impressionante e indimenticabile.   

“Dialog im Dunkeln”, esaurendo i posti prenotabili per tutta la durata del calendario, è stato l’evento di maggiore successo fra i molti esperimenti scientifici offerti alle famiglie che hanno visitato la manifestazione. 

Il festival ha decisamente contribuito alla creazione di unaura magica che si è protratta nel tempo, rendendo i servizi legati alla comunicazione per eventi della scienza un importante veicolo di  comunicazione generale dell’istituzione. Mi vengono in mente le bellissime serate estive sulla torre di Eurac Research che per nove lunghi anni sotto il nome di Science Café hanno raccolto una nutrita schiera di cittadini e di beniamini della scienza. Durante questi incontri settimanali informali, ogni estate dal 2005 al 2014, ricercatori e ricercatrici delle più diverse discipline, imprenditori, artisti ma soprattutto cittadini di Bolzano si incontravano per parlare di scienza sui temi che Valentina Bergonzi e il team della comunicazione scientifica proponevano. Il successo era indubbio: l’atmosfera molto intima con musica, il disegnatore Rudi che proponeva vignette live e un buon bicchiere di vino nulla toglievano alla serietà della comunicazione che si svolgeva attorno ai temi tratti dagli ambiti di ricerca degli Istituti di Eurac Research. Gli incontri erano organizzati anche in collaborazione con istituzioni quali TIS (Techno Innovation Südtirol), il museo di Scienze naturali dell’Alto Adige e il CIMeC dell’università di Trento con i suoi aperitivi neuroscientifici e altri.  

Quegli anni sono stati un periodo molto fecondo di iniziative svolte all’interno della Eurac Tower, una location che, come diceva giustamente il primo presidente Werner Stuflesser, “non possiede alcuna funzione architettonica pubblica e consiste in un semplice vano scala”. Proprio per questo motivo, lo paragonava al Guggenheim Museum di New York e infatti, proprio come quel museo, la Eurac Tower è stata sede di ineguagliabili installazioni artistiche che hanno attratto numerosi cittadini alle altre iniziative proposte da Eurac Research.  

Un ulteriore progetto che ha avuto inizio nel 2005 è la serie di dialoghi “Wissenschaf(f)t Kunst – percorsi tra arte e scienza”, installazioni ispirate al dialogo tra scienziati e artisti che si esprimevano in audaci opere d’arte elaborate sulla base di un tema scientifico dettato dall’istituto di ricerca. Ricordo con enorme piacere il primo esperimento che rispondeva a una domanda precisa che attiene all’arte tanto quanto alla scienza ovvero: “quando si può dire che un’opera è finita?”. La risposta è stata elaborata dal famoso Rudolf Stingel che ha rivestito una parete interna della torre con uno strato di plastilina grigio quasi perfetto nei suoi pattern iniziali ma modificato costantemente in seguito dai visitatori-artisti-fruitori in forme continue e sorprendenti che lo hanno trasformato in un continuum di forme e contenuti. Così a poco a poco si è creata un’opera densa di forme e concetti che andavano da volti, una testa di maiale, un profilo di elefante e perfino un rimando al famoso dipinto di Eduard Munch “L’urlo”. Nemmeno i curatori Angelika Burtscher e Daniele Lupo avevano immaginato una simile opera in perenne evoluzione: un esperimento fantastico.  

Altrettanto fantastica è stata tutta la serie del 2008 “Museion at the Eurac Tower” in collaborazione con il Museion di Bolzano. Il progetto è stato reso possibile grazie ad Annelie Bortolotti, che sintetizza in questa frase contenuta nel catalogo delle opere realizzate lo spirito progetto:  

“Eurac Tower è stata concepita proprio con l’obiettivo di fungere da piattaforma culturale aperta alla cittadinanza, un luogo che possa presentare da un lato le nuove prospettive e i nuovi campi di ricerca di Eurac Research e dall’altro offrire un palcoscenico sul quale i cittadini di Bolzano possano esprimersi con la massima libertà e far sentire la propria voce. La torre appartiene alla gente!”   

Il Museion di Bolzano ha intrecciato sui percorsi scientifici di Eurac Research opere e installazioni di artisti di grido rendendo possibile questo dialogo tra arte e scienza con una sequenza di opere che merita menzione e approfondimento.  

Prima nella memoria e nel tempo è “Summit Book” di Hubert Kostner, un vero e proprio “libro di vetta” grande come la torre stessa posto in cima con le firme di tutti coloro che salivano sulla vetta. Dedicato all’Istituto per l’ambiente alpino, richiama i libri che si trovano sulle nostre montagne nei quali ogni scalatore pone la memoria della sua ascesa. Sempre dedicata allo stesso istituto è anche l’ultima opera, “Neophyten” di Karl Unterfrauner, progetto che ritrae le piante immigrate nei nostri paesaggi montani.   

Undici istituti di ricerca e undici artisti di grande valore del panorama contemporaneo hanno contribuito alla diffusione dei temi della ricerca scientifica in forma libera  e audace tramite una sequenza di opere emozionanti;  la scala interna, chiamata quella della conoscenza e del “capitale iniziale” da Carla Cardinaletti nel suo concetto di Tempo dell’evoluzione in una clessidra posta orizzontalmente, ha offerto una cornice congeniale ad un'opera scaturita dai dialoghi con l’Istituto di Public management.  

La torre è uno dei simboli meramente iconici della costruzione dell’ex Gil, edificio razionalista del 1936 di Francesco Mansutti e Gino Miozzo, che nel concetto architettonico doveva essere solo un mero simbolo di potenza. Dal punto di vista culturale, la torre voleva simboleggiare elevatezza: per questo fu costruita come un parallelepipedo le cui finestre, a mano a mano che si alzano in posizione diminuiscono in dimensione, creando un’illusione ottica che ne amplifica la dimensione se osservato dall’interno.  

Dallo stesso punto di osservazione si notano anche due elementi circolari che nel razionalismo di solito trovavano poca applicazione: una scala a chiocciola e il grande Auditorium dedicato prima a teatro, poi a cinema e oggi infine a centro congressi, soprattutto per eventi scientifici.  

Ai tempi dellapertura, a Bolzano mancava una sala per oltre 300 persone dedicata agli eventi aggregativi e questo ha permesso all’Auditorium di raggiungere un successo immediato, facilitandone la connotazione di luogo di incontro per la città intera. Le alte richieste di occupazione hanno anche permesso di selezionare da subito il tipo di eventi ospitati, escludendo quasi immediatamente quelli strettamente commerciali o non attinenti alla vocazione scientifica dell’istituzione.  

 

“Ladies and gentlemen, welcome to Eurac Research, willkommen in Südtirol, benvegnu a Bulsan, Benvenuti!”  

Con questa frase abbiamo dato il benvenuto a molti che per la prima volta si sono affacciati all’uscio della casa della ricerca dove lavoro come meeting manager  dall’inaugurazione della sede di viale Druso. Venivano per avere una indicazione sulla possibilità di affittare le sale del centro congressi annesso al centro ricerche o semplicemente per una visita guidata al centro o solo all’edificio.   

 

Sappiamo bene che i convegni sono importantissimi per diffondere il sapere, incrementare le professionalità, sviluppare l’economia, internazionalizzare le competenze, accrescere le comprensioni e, soprattutto, per creare quella fiducia necessaria all’instaurare rapporti di coesione e collaborazione tra partner di uno stesso cluster tematico, creando opportunità per nuovi finanziamenti.  

I convegni sono forme di comunicazione indispensabili per la crescita culturale, lo sviluppo economico e il progresso scientifico e sociale in ogni epoca e a ogni latitudine. La progettazione, l’organizzazione, la regia e la valutazione dei convegni richiedono professionalità specifica e la conoscenza di elementi di “scienze affluenti”, quali psicologia, neurologia, sociologia, marketing, scienze cognitive, drammaturgia e antropologia.  

Noi tutti riconosciamo che il valore primario dell’industria dei congressi è quello di sostenere e facilitare scambi essenziali nelle aree dello sviluppo professionale, aziendale, accademico, scientifico e sociale. Tutto questo riveste un ruolo di rilievo non solo per un progresso prettamente economico, ma per uno sviluppo della nostra società tout court di lungo respiro.   

Mi piace portare un esempio in questa direzione: Richard Feynman, uno dei maggiori fisici a livello mondiale, durante una conferenza dell’American Physical Society Conference Caltech del 1959, parla per la prima volta di nanotecnologie. La nuova scoperta scientifica, contenuta nella sua relazione “There’s plenty of room at the bottom” era ancora un’idea in nuce. Le nanotecnologie venivano definite come le nuove conoscenze e i nuovi processi per controllare e per strutturare la materia di dimensioni inferiori a 100 nanometri (miliardesimi di metro). A distanza di 50 anni ormai le aziende che si occupano di nanotecnologie rappresentano una realtà stabile in grado di generare un volume di vendite globali pari a oltre 2,5 milioni di miliardi di dollari e un’occupazione di oltre due milioni di addetti nel settore. Solo in Italia nel 2010 il fatturato complessivo delle 2.735 imprese nazionali censite è cresciuto di 17,6 miliardi di euro (+4,9%) per raggiungere circa 359 miliardi di euro (Assobiotec e Federchimica, 2013).  

Il carattere pubblico del centro congressi annesso a Eurac Research ha fatto sì che si ospitassero diversi eventi esterni alle attività prettamente scientifiche e che venivamo organizzati da enti diversi in ambito nazionale e provinciale, associazioni ed enti non governativi o privati.  

Un ulteriore esempio eclatante a noi vicinissimo di come la scienza, la tecnologia e l’innovazione passino attraverso gli eventi fino allo sviluppo di piattaforme economiche e innovative lo abbiamo potuto osservare nella sequenza storica che la nostra regione ha vissuto nell’ambito della filiera della produzione dell’idrogeno.  

Il 9 giugno 2005 si è svolta sotto l’egida dell’ufficio Ambiente della Provincia autonoma di Bolzano, quell’anno diretto Walter Huber, la conferenza di uno dei grandi visionari della nostra epoca: Jeremy Rifkin, economista, saggista sociologo e consulente politico di governi occidentali. La conferenza, dal titolo “Idrogeno, energia del futuro”, era organizzata con l’aiuto di Leitner AG e della Fondazione Cassa di Risparmio e ruotava attorno al tema dell’idrogeno, di cui lui metteva in luce già allora il grande potenziale come fonte di energia rinnovabile.  

In sala erano presenti notabili della politica, dell’economia e della tecnologia della nostra provincia che cercavano di capire, ciascuno nel proprio ambito, come le potenzialità della energia del primo elemento della tavola periodica potessero trovare applicazione in diversi settori della nostra industria e della società e in generale della nostra vita.  

Ad oggi, la filiera dell’idrogeno in regione è una realtà acquisita. Quello dei trasporti non è l’unico settore in cui l’idrogeno ricopre un ruolo rilevante e innovativo: forse non molti sanno che le centraline telefoniche della provincia hanno un sistema di sicurezza energetica che si basa su celle a idrogeno che forniscono energia in caso di blackout della rete elettrica.   

Sono passati solo 15 anni da quando una conferenza di un visionario ha dato adito a uno sviluppo innovativo, che ha trasformato una semplice idea in un’applicazione industriale: ecco cosa intendo quando dico che la conferenza o un congresso sono un veicolo di diffusione della conoscenza. Dal punto di vista etimologico conferenza deriva dal latino cum fero, “portare assieme” e congresso deriva da congredior ovvero “progredire assieme”, proprio a simboleggiare il ruolo essenziale di questi eventi per lo sviluppo innovativo e l’incontro di idee. 

Abstract 

This contribution aims to give a short insight into the events taking place in the house of applied research in Bolzano, South Tyrol from the opening of the headquarters on September 13th, 2002, till today and tomorrow. The meetings and business events sector are a high-value fast-growing component of a visitor economy, above all also underpins knowledge creation and exchange, innovation and investment. All of which contribute significantly to the broader economic and social policy aspirations of a research institution and its destination. With the pandemic a new perspective arose. In the future, it will be crucial both to be a good host and to create ideal conditions for personal meetings in a stimulating atmosphere, as well as to design events with technical know-how and the necessary infrastructure – from IT to mobility – so that people from all over the world can be interconnected. Based on the vision and framework conditions mentioned above, the key to this concept is the holistic expansion of what has already made a conference and congress venue so strong in the past: knowledge and perfect implementation skills meet emotional experiences. Those who offer their participants emotional access to their offerings, also with digital events, will remain in their minds for a long time and will be a further building block of a shared, global knowledge.