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30 anni di Eurac Research

Roland Psenner

TIMELAPSE 1992–2022

L’attività di Eurac Research è iniziata con appena una dozzina di dipendenti. Dagli inizi, il centro di ricerca è cresciuto in modo esponenziale: nel 2022 contiamo ben oltre 600 dipendenti, gestiamo undici istituti e cinque centri (Center for Advanced Studies, Center for Global Mountain Safeguard Research, terraXcube, Center for Sensing Solutions, Center for Autonomy Experience) e siamo diventati una delle sedi dell’Università delle Nazioni Unite. Quattro dei nostri istituti e due centri si trovano al NOI Techpark. Nonostante le restrizioni dovute alla pandemia da Covid-19, siamo riusciti a mantenere la quota di fondi terzi a ben oltre il 40 per cento del budget totale. Nel 2020 e 2021, inoltre, l’importo totale dei progetti che abbiamo amministrato come capofila è stato cinque volte il finanziamento di base. Attualmente stiamo portando avanti quasi 90 progetti europei e nelle borse di studio Marie Skłodowska Curie superiamo abbondantemente le percentuali medie di successo. Le ricercatrici e i ricercatori di Eurac Research supervisionano attualmente più di 80 dottorandi iscritti a 36 università. Finanziamo anche una cattedra in ambito linguistico presso la Libera università di Bolzano.

Nel campo delle energie rinnovabili, siamo partner (capofila) certificati di grandi consorzi internazionali e lo studio CHRIS fornisce dati sullo stato di salute della popolazione richiesti in tutto il mondo. Con il terraXcube forniamo un’infrastruttura unica per la ricerca di base e le applicazioni industriali. Il monitoraggio a lungo termine dei cambiamenti ecologici e sociali in val di Mazia (Venosta) rientra nella rete internazionale LTER e la Winter School on Federalism and Governance rappresenta una storia di successo da dodici anni.

Le ricercatrici e i ricercatori di Eurac Research svolgono un prezioso lavoro di ricerca e consulenza nella gestione delle crisi politiche e sociali, ma anche per quanto riguarda i rischi in montagna, in tutte le aree del mondo. Apportano competenze decisive in diversi settori quali salute, ricerca sui conflitti, diritti umani, multilinguismo, autonomia, sviluppo regionale, management pubblico e ambientale, cambiamenti climatici, mobilità, turismo, energia, medicina d’alta quota e d’emergenza, ma anche in “aree di nicchia” come la ricerca sulle mummie, con studi sulla paleomedicina e sull’evoluzione del microbioma umano.

Infine, ma non per questo meno importante, siamo usciti relativamente indenni dalla pandemia, non solo proteggendo il nostro personale, ma anche mettendo a disposizione del pubblico la nostra esperienza (CHRIS Covid-19) e la manodopera del nostro personale medico, ad esempio nelle stazioni di test e vaccinazione al NOI Techpark. Naturalmente, tutto questo è stato raggiunto non solo grazie alle competenze dei nostri gruppi di ricerca, ma anche perché forniamo “service” eccellenti (Communication, Research Support Office, Health Safety & Environment, Facility Management, Legal & Procurement, Information Technologies, Controlling & Accountancy, Human Resources, Statistics Office, etc.) per la ricerca e perché la giunta altoatesina persegue una politica di ricerca lungimirante e orientata a una dimensione internazionale.

L’attività di Eurac Research è iniziata con appena una dozzina di dipendenti. Dagli inizi, il centro di ricerca è cresciuto in modo esponenziale

Roland Psenner

COME CI VEDONO GLI ALTRI?

Il successo o l’insuccesso di un centro di ricerca può essere misurato da indicatori adeguati, come il numero di pubblicazioni e citazioni, l’organizzazione di congressi internazionali, l’acquisizione di fondi terzi, il successo del personale nel corso della carriera e, infine, la supervisione da parte di 14 comitati scientifici per un totale di oltre 60 membri. La percezione pubblica da parte della comunità scientifica gioca un ruolo centrale per i ricercatori, ma anche la considerazione della popolazione è di estrema importanza per un’istituzione che conduce ricerche su temi socialmente rilevanti. In luoghi con una lunga tradizione scientifica, la questione della validità sociale della ricerca ha trovato da tempo una risposta. Al contrario, fin dalla nostra fondazione, 30 anni fa, ci siamo chiesti quale immagine abbia la società altoatesina della ricerca e della scienza. Università sta per “studenti”, cioè per istruzione, formazione, rinnovamento e risveglio, per non dire “agitazione”. Il Centro di sperimentazione Laimburg, istituito molto prima di Eurac Research o della Libera università di Bolzano, ha un chiaro profilo di ricerca applicata e consulenza in agricoltura. Ma cosa rappresenta Eurac Research? Come ente cofondatore della Libera università di Bolzano, Eurac Research è considerato un pioniere della ricerca scientifica su ciò che muove o dovrebbe muovere l’Alto Adige. Questo ha sancito il cambiamento di paradigma da “lasciamo che siano gli altri a fare ricerca” a “noi facciamo ricerca”. Se mi concentro sull’essenziale, la domanda è: dopo 30 anni, siamo davvero passati dal brain drain al brain gain? Il mio tentativo di risposta è questo: ora ci troviamo a un punto decisivo, perché siamo visti come un centro attrattivo da ricercatori e ricercatrici di tutto il mondo; dopo alcune critiche iniziali, siamo apprezzati dalle aziende come partner strategico e gli istituti e i centri di Eurac Research sono tra gli attori più innovativi del NOI Techpark. Siamo, in una frase, sulla strada della visibilità internazionale come luogo di scienza.

Ma come prosegue il viaggio? Se si vuole valutare la strada ancora da percorrere e la “posizione innovativa” dell’Alto Adige in Europa, basta guardare l’Indice di innovazione regionale (RII 2021), dove siamo al 121° posto su 241 regioni NUTS2, molto indietro rispetto al Trentino (85° posto), al Tirolo (63° posto) o al Canton Ticino (6° posto). Per quanto riguarda il numero di occupati in settori ad alta intensità di conoscenza – un indicatore decisivo della forza innovativa – siamo, insieme ad Aosta, molto indietro rispetto a tutte le regioni limitrofe in Italia e all’estero. Con tutta la distanza critica da classifiche e indicatori e senza addentrarmi nelle cause, vorrei citare il contributo di Hannes Obermair in questo volume, che parla di un “fatidico triangolo di etnia, provincialità e improvviso benessere”.

Ciò solleva una serie di interrogativi, non solo in tempi di crisi, quando settori precedentemente di successo dell’economia, della società e della cultura sono stati messi sotto pressione, mentre la scienza ha resistito, come lender of last resort, quale istanza atta a mitigare una crisi grave. Che immagine ha la società altoatesina della ricerca e della scienza oggi? Qual era l’opinione prevalente nel 1992? Che ruolo avremo tra 30 anni? Valutiamo correttamente le nostre capacità, le nostre condizioni? Stiamo utilizzando i nostri prerequisiti? Quali obiettivi abbiamo raggiunto? Dove siamo al di sotto delle nostre possibilità? Quali iniziative dobbiamo promuovere e quali ridurre? O abbiamo bisogno di una nuova visione, di nuovi concetti?

Sono domande che la società altoatesina deve porsi (e che diversi contributi di questo volume affrontano), poiché dalle loro risposte dipendono non solo il futuro della ricerca, ma anche la qualità della vita, la forza produttiva, l’arte e la cultura e, non ultimo, lo stato della natura. Non sono l’unico a ritenere che dobbiamo passare a una società più equa, climaticamente neutrale e sostenibile entro il 2030, per avere almeno una possibilità di rendere le conseguenze del riscaldamento globale più o meno accettabili dal punto di vista sociale ed ecologico e per seguire la strada tracciata dagli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite. E sono altrettanto convinto che non dobbiamo assolutamente concentrarci solo sulle soluzioni tecnologiche, ma dobbiamo anche considerare le resistenze spirituali, sociali e culturali che accompagnano ogni transizione.

COSA VOGLIAMO RAGGIUNGERE ENTRO IL 2030?

Molti degli obiettivi richiesti dalla società e fissati da noi stessi sono stati raggiunti o stanno per essere realizzati. Per alcuni di essi, abbiamo ancora bisogno della forza della giunta provinciale, che ha mostrato di considerare il tema della ricerca e dell’innovazione come una preoccupazione primaria e di agire con lungimiranza. Tuttavia, dipendiamo anche dalle decisioni delle politiche sulla ricerca del governo italiano, dell’Ue e dei nostri partner internazionali. Il nostro obiettivo, oltre a consolidare i risultati raggiunti, è consolidare la posizione di Eurac Research come: luogo di lavoro per ricercatrici e ricercatori di tutto il mondo, interlocutore di primo piano per le richieste di aziende private e pubbliche in provincia di Bolzano e partner di ricerca privilegiato per le aziende regionali e internazionali.

Non vogliamo diventare più grandi, ma vogliamo essere migliori. In un’intervista rilasciata a “ScienceInsider” il 21 gennaio 2022, Julia Phillips, presidente del National Science Board statunitense, spiega che sarebbe presuntuoso se gli Stati Uniti volessero essere leader in tutte le discipline scientifiche. La preoccupazione più importante per gli Stati Uniti, invece, dovrebbe essere decidere dove non essere il numero due, dove gli investimenti nella scienza di base devono avere sempre la massima priorità. La nostra domanda è chiaramente molto più modesta: come può un centro di ricerca regionale apportare contributi importanti in temi cruciali per il futuro? Come possiamo sviluppare soluzioni che siano accettate a livello globale e allo stesso tempo praticabili nella nostra provincia? Se guardo all’Eurac Research del 2030, vedo i seguenti sviluppi che, con pesi diversi, soddisfano entrambi i requisiti.

LUOGO DELLA RICERCA

La convergenza tra Libera università di Bolzano ed Eurac Research nel campo della ricerca, dell’istruzione e della formazione è progredita ulteriormente, sfruttando meglio i nostri rispettivi vantaggi come università riconosciuta dallo Stato e centro di ricerca privato. Diverse cattedre rientrano in cooperazioni di vecchia data o di recente istituzione tra università, Eurac Research e aziende di ricerca. Il NOI Techpark è diventato un faro visibile a livello nazionale e internazionale per una politica di innovazione regionale di successo “dalle basi all’applicazione e viceversa”.

Dopo la valutazione (valutazione della qualità di ricerca, VQR) di due istituti da parte del Ministero della ricerca italiano (MIUR), altri istituti sono stati valutati positivamente. Abbiamo così raggiunto un livello paragonabile a quello delle università pubbliche, che ci ha aperto l’accesso ai finanziamenti nazionali per la ricerca, e possiamo agire come partner paritario delle università nella formazione dei dottori di ricerca.

Numerosi istituti partecipano regolarmente ai bandi e ai programmi dei fondi di ricerca austriaci e tedeschi, nonché dei fondi nazionali di Svizzera e Lussemburgo. Eurac Research è diventato un partner di cooperazione paritario di questi paesi, il che ha ulteriormente rafforzato la nostra posizione nelle reti di ricerca internazionali.

SALUTE

Lo studio di popolazione CHRIS (Co-operative
Health Research in South Tyrol) ha completato con successo la fase I. Grazie alla collaborazione con lo Human Technopole Milano, al rilascio della cartella clinica digitale per la ricerca e alla stretta collaborazione con l’Azienda sanitaria dell’Alto Adige, gli ospedali altoatesini, il Centro di sperimentazione Laimburg, l’industria e le università mediche riconosciute in Italia e all’estero, l’Istituto di biomedicina è diventato un generatore di conoscenza per la ricerca medica. È considerato un esempio di successo del percorso verso una medicina preventiva, precisa e personalizzata e, grazie alle specifiche condizioni locali, contribuisce con risultati decisivi agli studi di popolazione che vengono condotti in tutto il mondo.

Grazie alle possibilità di ricerca offerte dal simulatore di ambienti estremi terraXcube, l’Istituto per la medicina d’emergenza in montagna ha completato il cambiamento di paradigma dall’aneddotica alla conoscenza verificabile in via sperimentale in entrambe le discipline: medicina d’emergenza e d’alta quota. La pubblicazione del relativo manuale di riferimento, l’ancoraggio internazionale e gli studi pionieristici hanno ulteriormente consolidato questa posizione. L’Istituto è un centro di riferimento non solo per la ricerca di base, ma anche per le applicazioni tecniche e le soluzioni pratiche nel campo della medicina d’alta quota e d’emergenza.

L’Istituto per lo studio delle mummie ha mantenuto la sua posizione unica non solo grazie ai risultati sensazionali sull’Uomo venuto dal ghiaccio, ma anche grazie agli studi sullo sviluppo delle malattie e sull’evoluzione dei parassiti e del microbioma umano, ed è indiscutibilmente una delle istituzioni leader al mondo per gli studi sulle mummie e sui resti umani.

AMBIENTE

Il Rapporto sul clima avviato dall’Istituto per l’osservazione della Terra si è trasformato in un catalogo di misure, in un manuale e in uno strumento di monitoraggio per raggiungere la neutralità climatica entro il 2035 ed è diventato lo standard per altre regioni europee. Con il Monitoraggio della Biodiversità (in collaborazione con il Museo di scienze naturali dell’Alto Adige) e il Monitoraggio ecosociale a lungo termine (LTER), l’Istituto per l’ambiente alpino attua il piano climatico della Provincia e gli obiettivi di sostenibilità dell’UNESCO in accordo con gli uffici e le iniziative della giunta provinciale.

Il Center for Global Mountain Safeguard Research (GLOMOS) si è affermato come punto di contatto tra la ricerca internazionale sulla montagna e il sistema delle Nazioni Unite. In quanto unico programma scientifico dell’Università delle Nazioni Unite (UNU) con un focus esplicito sulle regioni montane, Eurac Research con GLOMOS svolge un ruolo chiave nella ricerca delle interazioni tra terre alte e pianure nel contesto del cambiamento climatico e della gestione dei rischi. In collaborazione con altri gruppi di ricerca dell’Istituto per l’ambiente e la sicurezza umana dell’UNU (UNU-EHS), GLOMOS sostiene l’attuazione delle strategie globali delle Nazioni Unite per la trasformazione dei sistemi socio-ecologici nelle regioni montane.

La competenza e l’esperienza di Eurac Research in aree strategicamente importanti come le energie rinnovabili, la ristrutturazione degli edifici e la mobilità sono indiscusse a livello internazionale. L’Istituto per le energie rinnovabili è un centro di riferimento europeo per la ricerca, lo sviluppo e le prove di qualificazione nei settori del fotovoltaico, dei sistemi energetici accoppiati, delle smart cities, del retrofitting e degli studi sulla mobilità. In collaborazione con altri istituti di Eurac Research e grazie ai suoi legami con l’industria, l’Istituto è un pilastro per il raggiungimento degli obiettivi climatici della provincia e un partner strategico per i principali progetti europei nel campo delle energie rinnovabili.

SOCIETÀ

L’Istituto per lo sviluppo regionale conduce ricerche di base per l’ecosistema scientifico europeo e fornisce al tempo stesso un contributo metodologico orientato alla pratica per una trasformazione sostenibile dal punto di vista sociale ed ecologico dell’economia e della società. I modelli di buone pratiche avviati dall’Istituto sono fonte di ispirazione per altre regioni e istituzioni. Per il 2030, l’Istituto per il management pubblico si propone da un lato come think tank per i decisori politici e per la pubblica amministrazione in Alto Adige, dall’altro come competente partner in progetti di ricerca internazionali sui temi della gestione amministrativa, della governance pubblica e del governo digitale.

Con il Center for Autonomy Experience e gli Istituti di studi federali comparati e sui diritti delle minoranze, Eurac Research è diventato un centro internazionale per le questioni relative all’autonomia, al federalismo e alla tutela delle minoranze. L’Istituto di studi federali comparati è uno dei principali centri a livello mondiale sul federalismo, è saldamente ancorato alle reti accademiche internazionali ed è diventato un centro di competenza, ricerca e formazione incentrato sul confronto tra federalismo, autonomia e innovazioni democratiche. L’Istituto sui diritti delle minoranze è un centro di riferimento riconosciuto in tutto il mondo per le questioni relative alle minoranze e, con il Center for Autonomy Experience, funge da cardine per la trasmissione concreta delle esperienze altoatesine in materia di autonomia, federalismo e minoranze. Per entrambi gli istituti e per il Center, consulenza, ricerca e insegnamento rivestono pari importanza e sono un tema centrale per Eurac Research.

L’Istituto di linguistica applicata è il partner multilingue del Centro italiano di linguistica computazionale e di CLARIN, un’infrastruttura digitale per la ricerca linguistica. Gli investimenti in linguaXlab, l’infrastruttura linguistica digitale dell’Alto Adige, hanno creato le condizioni per la cooperazione internazionale nel campo dell’intelligenza artificiale, del natural language processing, della traduzione automatica, dello speech processing e delle digital humanities in generale. Grazie alla stretta integrazione tra ricerca e didattica con la Libera università di Bolzano, l’Istituto è all’avanguardia nella ricerca linguistica in Alto Adige.

Il Center for Advanced Studies ha proseguito con successo il percorso intrapreso per dare alla ricerca transdisciplinare un orientamento internazionale attraverso la collaborazione con l’UNESCO (Futures Literacy Chair) e lo sviluppo di scenari di crisi. Le pubblicazioni di alto livello e l’intreccio tra arte, economia e scienza confermano la posizione del Center nei congressi internazionali sulle questioni che riguardano il futuro dell’umanità.

I HAVE A DREAM

Come possiamo accrescere il peso e l’attrattività della ricerca? Dato che, a differenza dei nostri vicini, siamo in ritardo in fatto di ricerca, bisognerebbe creare un intreccio efficace tra didattica e ricerca. Certo, questo non può rimediare alle mancanze del passato in un colpo solo, ma un atto del sovrano potrebbe inviare un segnale che per il suo significato uguaglierebbe la fondazione di Eurac Research e della Libera università di Bolzano.

Propongo due esempi che conosco per esperienza personale. 1) Il Leibniz-Institut für Gewässer­ökologie und Binnenfischerei (IGB) di Berlino invita a presentare candidature per la direzione dei propri dipartimenti di ricerca in coordinamento con le cattedre idonee presso una delle tre università berlinesi (Freie, Humboldt, Technische Universität). 2) Nei Paesi Bassi, Wageningen fa un ulteriore passo avanti e lavora in un consorzio di università e centri di ricerca che sfruttano i rispettivi punti di forza: studenti e docenti interessati e altamente motivati da un lato, e un istituto di ricerca tecnicamente ben attrezzato con esperti leader a livello mondiale dall’altro. Di conseguenza, Wageningen opera con il nome di WUR (Wageningen University&Research). La Società Max Planck adotta un approccio leggermente diverso, inserendo la formazione degli studenti nei corsi di master per reclutare, già in una fase iniziale, giovani ricercatori motivati.

Il vantaggio di una struttura come quella tedesca o olandese non sta solo nella forte presenza verso l’esterno, nell’elevata visibilità e nell’attrattiva della ricerca e dell’insegnamento, ma anche nell’arricchimento incrociato che sfrutta i rispettivi vantaggi e nella generazione di start-up e spin-off di successo. Tali costellazioni funzionano se entrambe le parti conservano la propria autonomia, le proprie libertà e le proprie caratteristiche e vantaggi specifici. Il presupposto è l’autonomia di una Libera università di Bolzano libera da tendenze centraliste. La BUR (Bolzano University&Research) come università europea autonoma con un centro di ricerca europeo altrettanto autonomo potrebbe diventare un modello non solo per l’Euregio.

Così, a 30 anni dalla fondazione di Eurac Research e a 25 anni dalla fondazione dell’università di Bolzano, siamo ormai entrati in una fase di discussione che prelude a un nuovo inizio per la scienza e la ricerca altoatesina.


Abstract

30 years after its foundation, Eurac Research continues to stand for multidisciplinary research. The concept of conducting globally recognized and at the same time, locally relevant research seems to have been successful. The autonomy and freedom provided by the basic funding of the South Tyrolean provincial government enables Eurac Research to acquire a high level of third-party funding. Both factors have made it an attractive place to work for international and local scientists, and as such, the reversal of brain drain to brain gain had already been established by us 30 years ago. Strong „services“ allow our researchers to concentrate on their topics, the connections to numerous universities either as professors or through the supervision of PhDs create unities between teaching and research. In addition, cooperation with other research institutions and companies in the NOI Techpark strengthen the bridge between basic research and application.