"Hier und da" a Malles: mobilitazione locale, sfide globali
A volte il futuro dipende da quello che conserviamo del passato,
a volte da ciò che decidiamo di lasciarci alle spalle
Phillip Ackerman-Leist, A precautionary tale, 2017
Riconciliare la causa ecologica con quella politica, mettendo al centro la connessione tra ambiente, ecologia e comunità. Sono questi gli ingredienti alla base del festival Hier und da (Qui e là), la cui seconda edizione si è svolta a Mals/Malles ad aprile 2019. Organizzata dalla cooperativa DA – Cittadini dell’Alta Val Venosta, la rassegna promuove riflessioni e scambio di buone pratiche sul buon vivere sostenibile nelle aree rurali, con lo sguardo rivolto al futuro.
All’origine del festival c’è il movimento civico che nel 2015 ha portato al referendum che ha vietato l’uso dei pesticidi chimici nel territorio comunale : Al referendum ha partecipato il 75% dei cittadini, di questi il 70% ha votato per mettere al bando i pesticidi. Questo risultato ha segnato uno spartiacque nella vita della comunità, ma non solo. Attivisti e studiosi da tutto il mondo guardano a Malles come a un’avanguardia per quanto riguarda la partecipazione delle comunità locali nei processi democratici.
Le origini del festival
Ad indire il referendum, dopo anni di dibattito e campagne di sensibilizzazione, sono stati i cittadini di Malles. Tra loro c’è anche il gruppo informale di advocacy Hollawint (forma dialettale per Fermatevi ora!), costituito da alcune cittadine residenti a Malles. Incontri pubblici, lettere al quotidiano locale e striscioni appesi alle finestre delle abitazioni: con questi strumenti di advocacy dal basso, le attiviste del gruppo Hollawint hanno incoraggiato i concittadini ad esprimere la propria posizione su un tema delicato e importante.
Martina Hellrigl, incontrata durante il festival, ricorda così gli albori di Hollawint: “Siamo partite in quattro. La preoccupazione condivisa per il futuro del nostro territorio ci ha spinte ad organizzare azioni per dare visibilità ad una preoccupazione diffusa, ma generalmente taciuta”. Hollawint è divenuto rapidamente il portavoce della molteplicità di gruppi informali e singoli cittadini preoccupati da questo tema.
Dal locale al globale
Philip Ackerman-Leist, docente al Green Mountain College del Vermont (USA), ha dedicato mesi di ricerca sul campo alla ricostruzione di quanto è avvenuto a Malles, identificandovi tratti comuni a mobilitazioni analoghe in altri luoghi e un potenziale globale. L’esito della ricerca di Ackerman-Leist è presentato nel volume A precautionary tale. How One Small Town Banned Pesticides, Preserved Its Food Heritage, and Inspired a Movement (Una storia precauzionale. Come una piccola città ha vietato i pesticidi, tutelato il proprio patrimonio alimentare e ispirato un movimento, edito da Chelsea Green Publishing nel 2017 e per ora disponibile solo in inglese).
Secondo l’autore, ciò che rende particolarmente significativa la mobilitazione di Mals/Malles è la connessione tra comunità locale e dinamiche globali, a partire da questioni ecologiche e politiche. Quando le comunità locali perdono la capacità di influenzare tali dinamiche, afferma Ackerman-Leist, si perde il controllo delle proprie vite. Quanto sta succedendo a Malles, quindi, non è solo una questione di mantenere collegamenti sani e sicuri tra l’essere umano e l’ambiente in cui vive. È una forma di resistenza alle norme neoliberali che causano la disconnessione tra l’essere umano e il proprio ambiente.
Tra i tratti originali della mobilitazione identificati dall’autore, c’è quello di aver adottato uno stile comunicativo improntato ad una retorica propositiva: la campagna contro i pesticidi si è trasformata in una richiesta di azioni in favore della salute e della sostenibilità. Questa narrazione positiva e propositiva sarebbe, sempre secondo Ackerman-Leist, un’alternativa efficace alla retorica NIMBY. L’aver presentato in maniera affermativa gli scenari futuri è probabilmente uno degli elementi di successo, fondamentale nel motivare la partecipazione dei cittadini. Stimoli preziosi per portare avanti un percorso non sempre facile, che parte dalla capacità di mobilitazione locale e di fare rete per immaginare traiettorie di sviluppo regionale sostenibile e prospettive per il futuro condivise.
Marzia è ricercatrice all’Istituto per lo Sviluppo Regionale di Eurac dal 2018, dove si occupa dell’impatto socio-economico dei nuovi abitanti nelle aree montane. Fuori dall’ ufficio fa del suo meglio per combinare le sue passioni per la montagna e l’Europa orientale, viaggiando preferibilmente zaino in spalla. |
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