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Mal di Montagna

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Giulia CutelloAndrea OmizzoloFederica Maino
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Mal di Montagna
Mal di Montagna -

Alla ricerca di rimedi innovativi per contrastare l’affanno dei territori montani

Il malessere di chi vive e lavora in montagna non accenna ancora ad attenuarsi. Le cause? Sempre le stesse da decenni: da un lato le difficoltà legate alle specifiche caratteristiche fisiche e climatiche dei territori montani, dall’altra lo stereotipo negativo che li identifica “solo” fragili, marginali e arretrati.

Ma “Il vento fa il suo giro”, come ci racconta il noto film dall’omonimo titolo. Si moltiplicano progetti, studi, pubblicazioni e iniziative sul tema della montagna. L’interesse per le terre alte cresce e con esso anche la partecipazione delle comunità montane che via via prendono coscienza del grande potenziale inespresso dei loro territori.

Ad alimentare questo vento di cambiamento contribuiscono anche i ricercatori di Eurac Research. Il loro obiettivo è chiaro: decostruire lo stereotipo negativo di montagna studiando quelle stesse caratteristiche che per anni sono state reputate fragilità per rileggerle come opportunità.

Cosa manca? Di sicuro una cornice istituzionale attenta alle specifiche necessità di questi territori. Talvolta viene meno la volontà stessa delle comunità di reagire ai nuovi fenomeni e di affrontare le nuove sfide. Altre volte il limite sta nella difficoltà di mettere a sistema le forze di ciascuno per raggiungere un obiettivo comune. Oppure, quando accade che un’intera comunità tenta di mettersi in discussione, ci si accorge che manca una “cassetta degli attrezzi” a cui attingere e un adeguato sostegno nella fase iniziale.

Lavori di Gruppo

Tavolo di lavoro. Esempio. (Credit: Anna Silbernagl)

Gli studiosi sono alla ricerca di nuovi linguaggi per interpretare la montagna. Studiano le buone pratiche emerse dalla Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI), sperimentano strumenti e soluzioni innovative, sostenibili e concrete per costruire una “cassetta degli attrezzi” sufficientemente ampia per rispondere alle differenti esigenze derivanti dalla complessità e peculiarità di ogni territorio montano.

In passato si sono dedicati ai problemi dei piccoli centri storici di montagna in Alto Adige come Salorno, alle prese con la necessità di valorizzare il tessuto economico e sociale per evitare l’allontanamento dal centro di residenti e commercianti.

A Seren del Grappa, in Provincia di Belluno, hanno poi sperimentato lo strumento della Pianificazione Strategica, normalmente usato in contesti molto differenti e di area vasta, per sostenere la costruzione di una visione condivisa e a lungo termine di una piccola comunità montana.

Oggi sono concentrati su un territorio montano marginale del Trentino dove, con il supporto della Provincia Autonoma di Trento, sperimentano un percorso strategico fatto di coinvolgimento diretto della comunità ed elaborazione di azioni concrete per contrastare l’abbandono del borgo di Montagne (TN).

Questi progetti dimostrano che il primo passo per ovviare al mal di montagna è restituire alle comunità un ruolo da protagoniste nel processo del loro stesso cambiamento. In questo modo è possibile individuare soluzioni condivise, durevoli e adeguate alle reali esigenze del territorio.

“Nulla lo distoglie dalla sua tranquillità. A lui il mal di montagna viene soprattutto in pianura.” Il settimo senso (Kurt Diemberger.)  

 

Autori: Giulia Cutello, Andrea Omizzolo, Federica Maino  

 

Link alla foto di copertina: https://www.freepik.com/free-photo/mechanic-looking-tool-box_1005093.htm

 

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Citation

https://doi.org/10.57708/b22008001
Cutello, G., Omizzolo, A., & Maino, F. Mal di Montagna. https://doi.org/10.57708/B22008001

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