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Un terreno steppico in Val Venosta

Il Monte Sole essenziale per la biodiversità

Un gruppo di ricercatori ha preso in esame le specie animali e vegetali che abitano le zone steppiche di diversi continenti, dalla Spagna al Kazakistan, arrivando a conclusioni sorprendenti. Tra le aree oggetto dello studio anche le isole steppiche delle Alpi interne come la Val Venosta.

Le zone steppiche sono ecosistemi ricchi di flora e fauna che si sono adattati a condizioni climatiche particolari, caratterizzate da siccità e grandi oscillazioni di temperatura. Queste aree sono al centro di un ampio studio internazionale guidato dall’Università di Innsbruck. I ricercatori – tra loro gli esperti di ambiente alpino di Eurac Research - hanno preso in esame le specie animali e vegetali che abitano le zone steppiche di diversi continenti, dalla Spagna al Kazakistan, arrivando a conclusioni sorprendenti. Tra le aree oggetto dello studio anche le isole steppiche delle Alpi interne come la Val Venosta.

I ricercatori si sono concentrati su tre specie di piante, due di cavallette e una di formiche. Si tratta di organismi tipici sia della steppa dell’Asia centrale - la grande fascia che si estende dalla Mongolia alla costa rumena del Mar Nero - sia dei piccoli habitat isolati situati nelle Alpi interne. Hanno raccolto 465 popolazioni, estratto il loro DNA e sequenziato gran parte del loro genoma. In questo modo sono riusciti a mostrare le relazioni di parentela tra le specie e a chiarire la loro storia evolutiva. “Abbiamo osservato che le popolazioni animali e vegetali delle Alpi interne e dell’Europa sud-occidentale si differenziano in modo marcato da quelle dell’area eurasiatica. Questo risultato fa pensare che per alcune delle specie analizzate questa separazione sia avvenuta circa due milioni di anni fa” spiega Andreas Hilpold di Eurac Research. La differenziazione è legata al fatto che le specie europee sono rimaste separate da quelle delle steppe asiatiche dall’inizio della glaciazione. “Per alcune delle specie analizzate in futuro sarà necessario considerare le popolazioni dell’Europa interna alpina e occidentale come specie a sé stanti” aggiunge Hilpold. Tra le aree oggetto dello studio anche il Monte Sole in Val Venosta. Con i suoi ripidi pendii esposti al sole e il basso livello di precipitazioni è un’area steppica isolata delle Alpi interne. Nonostante le sue dimensioni relativamente piccole, l'area della Val Venosta ha specie animali e vegetali simili a quelle della grande fascia steppica asiatica ed è fondamentale conservarle per tutelare anche la biodiversità eurasiatica. “La cavalletta della specie Stenobothrus nigromaculatus che abbiamo trovato in Val Venosta è comune anche nella steppa dell'Asia centrale. Il nostro studio ha dimostrato però che sarebbe grave se le popolazioni venostane dovessero scomparire perché dal punto di vista genetico sono molto diverse dalle popolazioni asiatiche", avverte Hilpold. All'interno della stessa specie animale o vegetale, una marcata diversità genetica è infatti essenziale per resistere alle malattie e ad altre influenze negative e quindi per sopravvivere. Come sottolinea il ricercatore, con questa premessa è ancora più chiaro quanto la conservazione delle aree steppiche venostane sia importante a livello globale.

Il progetto è stato realizzato da ricercatori delle Università di Salisburgo, Vienna, Praga, Ancona, di Eurac Research (Bolzano) e del Giardino Botanico di Madrid con il coordinamento dell'Università di Innsbruck. I risultati sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista Nature Communications in un articolo open access: “Long-term isolation of European steppe outposts boosts the biome’s conservation value”.

I prati secchi dell'Alto Adige sono uno dei focus degli esperti dei biologi di Eurac Research. Nell'ambito del progetto pluriennale “Monitoraggio della biodiversità in Alto Adige” i ricercatori studiano in modo accurato una serie di pascoli secchi con caratteristiche steppiche.

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