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08 luglio 21

Un'analisi genomica mondiale evidenzia i fattori di rischio del COVID-19

Un nuovo studio mondiale pubblicato su Nature, rivela 13 loci del genoma umano fortemente associati al rischio di infezione COVID-19 grave. L'Istituto di Biomedicina ha contribuito alla scoperta con i dati dei propri studi in Alto Adige.

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Per quale motivo alcuni pazienti COVID-19 sviluppano una forma della malattia grave che richiede l'ospedalizzazione, mentre in altri si risolve con sintomi lievi o addirittura nessuno? Esistono fattori genetici che possono influire sulla gravità dell'infezione?

Un riepilogo completo dei risultati fino ad oggi, pubblicato su Nature, rivela 13 loci, porzioni nel genoma umano, che sono fortemente associati con l'infezione o con forme di COVID-19 gravi. I ricercatori hanno anche identificato fattori causali come il fumo e alto indice di massa corporea. Questi risultati provengono da uno dei più grandi studi di associazione genome-wide mai eseguiti, che comprende quasi 50.000 pazienti COVID-19 e due milioni di controlli non infetti. I risultati potrebbero contribuire a fornire obiettivi per le terapie future ee evidenziare il potere degli studi genetici per saperne di più sulle malattie infettive. Questo sforzo globale, chiamato COVID-19 Host Genetics Initiative, è stato fondato nel marzo 2020 da Andrea Ganna, a capo di un gruppo di ricerca presso l'Istituto di medicina molecolare Finlandia (FIMM), Università di Helsinki e Mark Daly, direttore del FIMM e membro dell'istituto presso il Broad Institute del MIT e Harvard. L'iniziativa è cresciuta fino a diventare una delle collaborazioni più estese nella genetica umana e attualmente comprende più di 3.300 autori e dati raccolta in 61 studi da 25 diversi paesi. Anche l'Italia ha preso parte alla collaborazione globale: l'Istituto di Biomedicina ha contribuito con i dati dello studio CHRIS Covid-19 e uno studio parallelo portato avanti in Val Gardena.

Per le analisi, il consorzio ha riunito i dati clinici e genetici da quasi 50.000 pazienti risultati positivi al virus e 2 milioni di controlli no positivi, grazie al contributo di numerose biobanche, studi clinici e aziende genetiche come 23andMe. Grazie alla grande quantità di dati arrivati da tutto il mondo, gli scienziati sono stati in grado di produrre analisi statisticamente robuste, basate su un'ampia diversità di popolazioni. Dei 13 loci identificati finora, due avevano frequenze più elevate tra i pazienti di ascendenza dell'Asia orientale o meridionale rispetto a quelli di ascendenza europea, sottolineando l'importanza della diversità nei set di dati genetici.

Il team ha evidenziato uno di questi due loci in particolare, vicino al gene FOXP4, che è collegato al cancro ai polmoni. La variante FOXP4 associata a COVID-19 grave aumenta l'espressione del gene, suggerendo che inibire il gene potrebbe essere una potenziale strategia terapeutica. Altri loci associati a COVID-19 grave includono DPP9, un gene coinvolto sempre nel cancro ai polmoni e nella fibrosi polmonare, e TYK2, che è implicato in alcune malattie autoimmuni.

I ricercatori continueranno a studiare altri dati man mano che arriveranno, aggiornando i loro risultati attraverso il formato "Matters Arising" di Nature. Cominceranno a studiare ciò che differenzia i "lungodegenti", cioè i pazienti in cui i sintomi COVID-19 persistono per mesi, dagli altri. Inoltre continueranno a ricercare altri loci coinvolti nell'infezione COVID-19 grave. La ricerca continua!

Articolo completo qui: https://www.nature.com/articles/s41586-021-03767-x

Un chiaro riassunto qui: https://www.nature.com/articles/d41586-021-01827-w

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