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Litigare per l’acqua

Storia grafica – Come viene utilizzata la risorsa idrica di un fiume e quali conflitti possono nascere tra chi ne fruisce?

by Giovanni Blandino

Chi vive, lavora o fa una vacanza lungo il corso di un fiume, ne utilizza l’acqua in tanti modi diversi. I tempi e le quantità consumate variano, ma ogni utilizzo ha conseguenze per tutti gli altri. Ne nascono possibili conflitti – più o meno intensi – che in caso di siccità si acuiscono fino a diventare emergenza. Dalla sorgente alla foce, seguiamo il corso di un fiume alpino di medie o grandi dimensioni – come per esempio il fiume Adige – per scoprire come viene utilizzata l’acqua e in che modo nascono i conflitti tra le diverse categorie di utenti.

La sorgente e il primo tratto del fiume

Acquedotto e imbottigliamento. L’acqua alla sorgente può essere captata per l’approvvigionamento pubblico, quindi diretta verso l’acquedotto attraverso sistemi di pompaggio o a gravità, oppure utilizzata per l’imbottigliamento.

Innevamento artificiale. Nei primissimi tratti di fiume, il consumo idrico per attività umane è normalmente limitato. Uno dei possibili usi è quello per le tecnologie di innevamento artificiale. Queste sfruttano laghetti artificiali di raccolta di acqua piovana ad alta quota o prelevano acqua dal corso di un fiume.

Il corso alto del fiume

Turismo. Il corso del fiume è un bene che contribuisce alla definizione del paesaggio e alla sua attrattiva estetica. È anche un luogo di attività turistiche, come il rafting, il canyoning o il semplice escursionismo. Si tratta di un uso passivo – ovvero non ne consuma l’acqua – ma è profondamente influenzato dallo stato di salute di un fiume.

Centrale idroelettrica. Le centrali idroelettriche di grandi dimensioni sono tra i principali consumatori d’acqua in tutto il corso del fiume. Ci sono diversi modi per produrre energia idroelettrica e diverse tipologie di centrali, in ogni caso si tratta di un consumo particolare: l’acqua viene solo temporaneamente “sottratta” al corso naturale del fiume, fatta scorrere nelle turbine per produrre energia e poi rilasciata nel fiume un po’ più a valle. Tempi e modi del rilascio seguono delle logiche particolari: quelle del mercato dell’energia elettrica.

Agricoltura di montagna. L’agricoltura valliva in zone montuose si occupa solitamente di colture molto specialistiche, come meleti e vigneti. In questi casi anche l’irrigazione è specializzata: ad esempio, si utilizza l’irrigazione a goccia che consuma bassi quantitativi d’acqua.

Irrigazione antibrina. Un uso più cospicuo di acqua da parte dell’agricoltura nell’alto corso del fiume avviene all’inizio della primavera. Quando nei meleti la temperatura di notte è ancora bassa, le aziende agricole bagnano le giovani foglie e i fiori in modo che si formi una sorta di involucro di ghiaccio. In questo modo la temperatura rimarrà costante al proprio interno. Questo sistema ha un elevato consumo idrico, anche perché viene attivato da più aziende contemporaneamente attraverso sistemi di irrigazione a pioggia.

Piscicoltura e pesca. Chi alleva o pesca nel corso del fiume non consuma effettivamente acqua. Tuttavia queste attività sono influenzate dal livello del fiume. Molte persone appartenenti a questa categoria di utilizzatori hanno un’alta sensibilità ecologica e notano, prima di altri, le variazioni nell’ecosistema.

Un possibile conflitto: a monte delle centrali idroelettriche

Un conflitto nasce quando l’azienda agricola preleva l’acqua direttamente da un lago artificiale che serve anche per la produzione di energia idroelettrica. In condizioni di siccità, il livello di acqua nel lago è basso, gli agricoltori hanno bisogno di più acqua per l’irrigazione ma estrarla diventa più costoso perché devono pomparla dal basso livello del bacino. Piani condivisi mediano tra le esigenze degli agricoltori e quelle della centrale per la produzione di energia idroelettrica.

Un possibile conflitto: a valle delle centrali idroelettriche

Agricoltura di montagna e settore idroelettrico seguono ritmi diversi che non sempre coincidono. Ne possono scaturire piccoli conflitti localizzati, che emergono solo in determinati periodi o ad alcune ore del giorno.

La centrale idroelettrica segue le logiche del mercato energetico: quando c’è più richiesta di energia e il prezzo aumenta (ad esempio di mattina), gli impianti iniziano a funzionare. L’acqua che passa nelle turbine viene rilasciata subito a valle dell’impianto. Ma è davvero questo il momento in cui quell’acqua serve anche alle aziende agricole limitrofe? Non sempre.

L’utilizzo di tipologie di irrigazioni che consumano poca acqua aiuta comunque a mantenere i potenziali conflitti molto circoscritti.

Il corso basso del fiume

Industria. L’industria utilizza l’acqua in diversi modi: come materia prima, per il raffreddamento dei macchinari o per il lavaggio degli impianti. La quantità d’acqua impiegata dipende dal tipo di attività e dall’efficienza delle tecnologie utilizzate.

Agricoltura di pianura. Alcune delle colture tipiche della pianura – come mais, soia e riso – non permettono l’irrigazione a goccia: i campi sono estensivi e l’acqua è sparata con irrigazione a pioggia. Se l’irrigazione a goccia ha un’efficienza che si aggira attorno al 90%, l’irrigazione a pioggia in pianura è efficiente intorno al 50%: molta acqua evapora o non è distribuita puntualmente dove servirebbe.

Un possibile conflitto: centrali idroelettriche a monte e agricoltura estensiva in pianura

Le centrali idroelettriche a monte e l’agricoltura estensiva a valle sono tra gli utilizzatori che solitamente possono entrare in conflitto per il loro elevato consumo idrico – soprattutto in periodi di siccità prolungata. In questi casi le associazioni che rappresentano l’agricoltura a valle possono infatti avanzare la richiesta di un maggiore rilascio d’acqua da parte dei laghi artificiali. D’altro canto, chi sta a monte può criticare la scarsa efficienza con cui è utilizzata l’acqua. I tavoli di confronto trans-regionali e gli osservatori sulla siccità servono proprio per cercare soluzioni condivise per fronteggiare le emergenze e a lungo termine.

La foce

Città. In città ad utilizzare l’acqua del fiume sono sia gli abitanti che i turisti. La quantità d’acqua captata – dalla sorgente o lungo il suo corso – è calcolata per garantirne l’uso per tutta la popolazione. In caso di città o paesi piccoli, ma con elevate presenze turistiche, in determinati periodi dell’anno il fabbisogno di acqua quintuplica.

Tutela naturalistica. Zone come le foci sono spesso zone di alta importanza naturalistica e turistica. I delta, ad esempio, rappresentano ecosistemi unici, dall’equilibrio fragile, e dove si può osservare fauna e flora specialistica.

Risalita del cuneo salino. Il conflitto tra chi sta a valle e chi sta a monte.

Le conseguenze della scarsità d’acqua si vedono in gran misura alla foce. Chi abita, lavora o visita queste zone, sperimenta le conseguenze di come si è consumata l’acqua e quali politiche sono state adottate lungo tutto il corso del fiume. Abitanti, aziende e comuni della foce possono entrare in conflitto con gli utenti più a monte.

Una delle conseguenze più evidenti è la risalita del cuneo salino. Quando la portata del fiume precipita, l’acqua salina del mare risale il corso del fiume facendo aumentare la concentrazione di sale sia nell’acqua che nel terreno limitrofe. Il sale mette in pericolo l’equilibrio degli ecosistemi, danneggia le colture e rende non più potabili le falde. Si può cercare di arginare il problema costruendo delle barriere antisale a valle e rilasciando più acqua dai laghi artificiali a monte. Chi delle due parti dovrà agire prima?

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Policy e strumenti per i trend della disponibilità d’acqua: il progetto NEXOGENESIS

NEXOGENESIS è un ampio progetto europeo che coinvolge 20 partner da 11 paesi europei e dal Sudafrica. L’obiettivo è quello di sviluppare policy e strumenti per gestire le risorse idriche in modo efficace ed evitare conflitti tra gli utenti. Eurac Research è responsabile del caso studio del bacino dell’Adige. Il team di ricerca sta realizzando dei modelli matematici che indagano i trend futuri di disponibilità-domanda di acqua. All’interno del progetto sono organizzati dei tavoli di discussione e confronto tra i diversi utilizzatori del bacino dell’Adige insieme a interviste qualitative. Il progetto è finanziato dal programma dell’Unione Europea per la ricerca e l’innovazione Horizon 2020.

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