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L´accoglienza dei rifugiati può favorire la resilienza comunitaria?

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L´accoglienza dei rifugiati può favorire la resilienza comunitaria?
Pettinengo paese che accoglie -

Nel corso di “Alpine refugees, from local reception to community resilence”, primo seminario internazionale in Italia sull´accoglienza in montagna organizzato da FORALPS – Foreign Immigration in the Alps” (Immigrazione straniera nelle Alpi) – a partire da questo quesito e dalla presentazione di un numero selezionato di buone pratiche di ospitalità e inclusione sociale nell´arco alpino, hanno interagito: studiosi, operatori del settore dell´accoglienza migranti, amministratori, enti del Terzo settore e richiedenti asilo ospiti presso l´Associazione Pacefuturo ONLUS di Pettinengo (Biella).

«Cosa possono fare gli immigrati stranieri per le montagne e cosa quest´ultima può fare per loro?»

Attualmente i c.d. montanari per forza pongono tutti gli attori territoriali (pubblici e non) di fronte ad importanti sfide rispetto ai temi della cultura dell´accoglienza, dell´integrazione e dell´inserimento nel mondo del lavoro dei migranti, prima d´ora del tutto inedite in termini sia quantitativi che qualitativi.

L´obiettivo generale degli studi di FORALPS è quello di indagare, a livello transnazionale, le dinamiche demografiche delle regioni alpine mettendole in relazione allo specifico tema dell´accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati. Per questa ragione il network di esperti si confronta da anni valutando i possibili sviluppi e le conseguenze che le varie forme di migrazione potranno avere sui territori montani.

L’assunto di base del lavoro di ricerca è quello di riconsiderare le montagne al centro dell´Europa, a lungo reputate elemento di divisione (per caratteristiche strettamente legate al territorio – altitudine, insediamenti abitativi, comunità locali e tradizioni), come “zone di cerniera” in cui dall´interazione tra autoctoni e stranieri possono emergere: “elementi di trasformazione positiva del territorio, di sviluppo locale e di arricchimento multiculturale proprie di questa epoca”.

L´inclusione mette in relazione migrare e abitare

Nel corso dell´ultimo seminario tenutosi dal 17 al 19 maggio scorso, i presenti hanno riflettuto insieme sulle migrazioni, sul significato di abitarein montagna e di inclusione che, soprattutto quando è accompagnata dall´intento di far sviluppare l´intera comunità, riduce il forte rischio di marginalizzazione dei migranti, creando al contempo concrete possibilità di futuro e di insediamento.

Allo scopo di sviluppare in maniera partecipativa raccomandazioni rivolte ai responsabili politici, i partecipanti si sono confrontati su dati statistici, questioni locali, politiche nazionali e regionali.

Obiettivo ultimo degli incontri di FORALPS è quello di modellizzare metodi e strumenti d´inclusione socio-economica di richiedenti asilo e rifugiati presenti nelle zone di montagna, valutando con particolare riferimento il loro impatto sulle collettività montane.

Esistono già dei modelli di inclusione validi e replicabili

Pacefuturo ONLUS ne è un esempio. Si tratta di un´associazione non governativa nata nel 2003 con l´intento di promuovere la cultura della pace e l´idea di futuro, ritenendo il primo come strumento e insieme obiettivo dello sforzo umano verso la libertà e la giustizia. Per questo motivo l´ONLUS si è impegnata a promuovere fin dal suo esordio attività culturali, incontri pubblici, corsi di formazione, laboratori e ha fornito servizi di welfare alla comunità locale.

Più di recente l´associazione ha iniziato ad occuparsi di accoglienza di richiedenti asilo destinando le proprie strutture al CAS (Centro di Accoglienza Straordinaria) e sviluppando un progetto culturale che ha avuto un impatto rilevante sull´economia del paese (ogni anno vengono ospitati più di 100 migranti). “Pettinengo: un paese che accoglie” è riconosciuto in ambito europeo e nazionale come “modello di inclusione possibile per le piccole comunità montane”.

Espressioni artistiche e tematiche complesse

In occasione del seminario, i richiedenti asilo e la cittadinanza di Pettinengo sono stati coinvolti in attività di “riflessione alternativa” sui temi di cambiamento climatico e rifugiati ambientali mediante il concerto della violinista Sara Michielettoe sul tema dell´abbandono del territorio attraverso la proiezione del film “The New Wild”con la presenza dell´autore, il regista inglese Christopher Thomson.

FORALPS

Past and present: nasce nel 2015 ed è un network internazionale autorganizzato di ricercatori, accademici, membri di ONG e giornalisti attivi nel campo, provenienti da Italia, Austria, Svizzera, Francia e Germania. Alcuni dei ricercatori di Eurac ResearchIstituto per lo Sviluppo Regionale– sono direttamente coinvolti nell´espansione e nel rafforzamento della rete di FORALPS. Hanno partecipato all´evento Andrea Membretti(Senior Researcher, tra i fondatori del network e organizzatori del seminario) e Miriam Weiß(Researcher), presentando i progetti riguardo al tema dell´integrazione dei richiedenti asilo nelle aree montane e rurali su cui attualmente l´istituto sta lavorando: PlurAlpsed EUMINT.

Next steps: la pubblicazione del volume “Alpine refugees”; l´elaborazione di un position paper sulla migrazione internazionale nelle Alpi, contenente le proposte di policy sviluppate nel corso del seminario e le analisi dei network; il rafforzamento della cooperazione internazionale e lo scambio di informazioni tra i partecipanti alla rete di FORALPS; la ricerca, progettazione e partecipazione a progetti EU, a partire dal prossimo Horizon 2020.

Pettinengo: un paese resiliente!

È importante tenere a mente esempi come quello di Pettinengo, prototipo di comunità che ha fatto dell´ospitalità di richiedenti asilo e rifugiati strumento per ripensare a sé stessa in modo innovativo e resiliente, adattandosi positivamente ai mutamenti legati alle migrazioni.

Autori: Giulia Cutello, Andrea Membretti, Miriam Weiss

 

Link utili

 

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Citation

https://doi.org/10.57708/b22008082
Cutello, G. L´accoglienza dei rifugiati può favorire la resilienza comunitaria? https://doi.org/10.57708/B22008082

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