Claudia Notarnicola

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Volontà e intuizione

Claudia Notarnicola, vincitrice del premio Women in Science, ripercorre la sua carriera fin qui

Annelie Bortolotti
© Eurac Research | Annelie Bortolotti
by Valentina Bergonzi

Il suo motore? La volontà. Ha vinto la prima edizione del premio Women in Science della Provincia autonoma di Bolzano “per la sua carriera scientifica straordinaria sviluppata in un ambito, quello della fisica aerospaziale, a forte prevalenza maschile”. Claudia Notarnicola, vicedirettrice dell’Istituto per l’osservazione della Terra, si racconta in aneddoti, ricordi e consigli.

Cos’è per lei il successo?

È poter fare per lavoro, a tempo pieno, le cose per le quali ti senti portata.

E da quando le è stato chiaro di voler fare la fisica?

Dal liceo. Mi piaceva anche la matematica, ma la trovavo più arida. La fisica si combinava meglio con la passione per i fenomeni naturali. La scelta di usare i dati satellitari per studiare la Terra è stata naturale. Volevo che la mia ricerca avesse una utilità pratica.

È stato un percorso lineare il suo?

Visto nell’insieme sembrerebbe di sì, infatti l’obiettivo è sempre stato chiaro. Se però cambio la scala e ripercorro i dettagli, il percorso si compone di diversi elementi. Questo tipo di carriera può richiedere di cambiare lavoro, fare diverse esperienze in ambienti accademici e non. Spesso inoltre è difficile trovare una collocazione stabile. Per esempio, quando ho iniziato a lavorare in università, a Bari, tanti colleghi già andavano all’estero, dove c’erano più opportunità. La situazione 25 anni fa, purtroppo, non era molto diversa dall’attuale. Molti hanno cambiato lavoro. Mantenere il proprio obiettivo in queste situazioni può essere difficile. Io ho cambiato strategia e ho deciso di uscire dall’università e andare a lavorare nell’industria. Però l’obiettivo era sempre lì. D’altra parte, penso che non si possa scegliere un percorso sulla base della sua difficoltà, ma piuttosto pensando al valore che la scelta rappresenta per noi, al traguardo che ci poniamo.

Il suo qual era?

Fare ricerca, pubblicare risultati rilevanti che possano avere un impatto per la società e arrivare a lavorare in questo ambito in modo stabile. Specie nei primi anni è utile fare esperienze diverse. Personalmente ho imparato davvero tantissimo lavorando per tre anni in una grande industria aerospaziale (Carlo Gavazzi Space). La forte pressione sui tempi, la gestione di grandi team e progetti articolati e costosi: tutte cose che in università non avrei mai sperimentato. Poi però serve una base – che io ho raggiunto in Eurac Research – per sviluppare le proprie idee.

Quali suoi paper considera più determinanti?

Coincidono con tre momenti chiave della mia vita. Il debutto è stato un articolo di review uscito nel 2001 sulla rivista Il nuovo cimento. Riguardava il primo esperimento con la NASA in cui sono stata coinvolta per la mia tesi di laurea nel 1994 e il sito di Matera che usavamo per calibrare i dati che arrivavano da sensori radar montati sullo Space Shuttle. Mi ricorda le prime campagne di misurazione sul campo e le attese – talvolta vane – per le immagini che dovevano arrivare dallo Space Shuttle. I paper sulle riviste più prestigiose come IEEE Transactions on Geoscience and Remote Sensing sono arrivati invece con la mia tesi di dottorato, dedicata al monitoraggio dell’umidità del suolo.

E il terzo paper?

È quello più recente, che mappa per la prima volta la copertura nevosa sulle aree montane a livello globale grazie alle immagini satellitari. Ci tengo molto per l’impatto scientifico e anche per il valore personale. Oramai da anni mi occupo per lo più di gestione, e trovo bello e importante portare avanti un gruppo e dare l’opportunità a chi è più giovane di costruirsi un percorso. Allo stesso tempo, ricavarmi spazio per far ricerca, scrivere e pubblicare mi ha permesso di tornare a cibare quella parte del mio cervello che mi aveva dato la spinta a fare questo mestiere tanti anni fa.

Claudia Notarnicola

Ritratto Claudia Notarnicola in lingua tedesca © nics media - Auftraggeber: Autonome Provinz Bozen

Consiglierebbe un libro o un film a giovani donne che stanno pensando a una carriera simile alla sua?

“Il diritto di contare” (Hidden Figures), un film del 2016 sulle matematiche nere che collaborarono in modo determinante all’allunaggio, ma che furono relegate a ruoli secondari.

Si considera femminista?

Sì, decisamente. Anche se a dire il vero vent’anni fa le avrei risposto diversamente.

Cosa è cambiato?

Agli inizi ero impegnata a farmi valere come professionista e non mi mettevo in mezzo come donna. Credevo – e lo credo ancora oggi – che si debbano valutare solo le capacità di una persona, indipendentemente dal genere. Con il tempo però ho riconosciuto che di fatto le differenze ci sono. Un caso apparentemente banale: da qualche anno, per esempio quando partecipo a un convegno, specifico sempre di essere una dottoressa. Troppe volte, in un ambiente con tanti uomini, si è dato per scontato che “Notarnicola, PhD” fosse un maschio. Può sembrare solo un problema di linguaggio, sebbene il linguaggio è lo specchio di una cultura. Per lo stesso motivo non lascio mai correre quando riconosco battute che sembrano leggere ma potrebbero veicolare una visione sessista.

È un processo che richiede una certa perseveranza, è un lavoro lento.

Sì, come ogni cambio di mentalità. Ma credo paghi. Credo che la parità completa verrà raggiunta, magari tra un paio di generazioni. Già è diverso per le mie colleghe che iniziano ora. Nell’attesa, forse ci servono anche strumenti come le quote rosa perché il processo avanzi più spedito.

Qual è il suo punto di forza?

La volontà. E un certo intuito.

Il suo motto?

Una frase del drammaturgo settecentesco Vittorio Alfieri, che si faceva legare alla sedia per costringersi a scrivere: volli, sempre volli, fortissimamente volli.

Claudia Notarnicola


  • Una laurea e un dottorato in fisica all’università di Bari
  • Incarichi di insegnamento presso le Università di Bari, Bolzano e presso l'Agenzia Spaziale Argentina
  • Da 2012 vicedirettrice dell’Istituto per l’osservazione della Terra
  • Dal 2006 parte del Cassini Radar Science Team che sta analizzando in particolare la superficie di Titano

Qui accedi alla lista completa delle sue pubblicazioni scientifiche.

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