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Se gli “altri” diventano emergenza

La ricerca indaga le conseguenze dei processi di securitizzazione di minoranze e migranti. E cerca alternative.

Antonio Parrinello
Credit: Reuters/Contrasto | Antonio Parrinello | All rights reserved
by Giovanni Blandino

Governare la diversità in società sempre più diversificate è una sfida difficile in molti paesi. Alcuni stati faticano a riconoscere e ad attuare i diritti delle minoranze, mentre anche minoranze molto protette possono provocare tensioni sociali. In alcuni casi poi alcuni segmenti di popolazione vengono considerati una minaccia alla sicurezza e di conseguenza vengono applicate misure eccezionali. Una Summer School in Eurac Research indaga la cosiddetta “securitizzazione” di migranti e minoranze etniche/nazionali – analizzandone gli effetti negativi e cercando delle alternative.

Da oltre un decennio il concetto di sicurezza è entrato prepotentemente nei discorsi politici con ripercussioni nei settori più diversi. Le conseguenze più evidenti probabilmente sono visibili nella gestione dell’immigrazione: l’ottica dell’emergenza e della sicurezza ha influenzato non solo le politiche di regolazione dei flussi migratori, ma anche le procedure che riguardano i migranti residenti in un paese e la loro inclusione nella società. Con il tempo, il rafforzamento del nesso tra migrazione e sicurezza è stato favorito dall’aumento dei flussi migratori e da eventi globali, come le minacce terroristiche, le recessioni economiche e l’aumento della pressione sociodemografica sul sistema di welfare in molti stati. Con quali conseguenze?

“Il fatto che il nesso tra migrazione e sicurezza si sia sempre più consolidato ha fatto sì che il fenomeno dell’immigrazione e l’inclusione dei migranti nella società siano stati affrontati nell’ottica di un problema di sicurezza e una minaccia. Questo ha impedito di cercare delle prospettive alternative: umanitarie, sociali o economiche,” spiega Andrea Carlà, esperto di protezione delle minoranze di Eurac Research. “Di conseguenza sono state supportate, e spesso adottate, politiche restrittive per il controllo dei confini e spesso sono stati limitati i diritti dei migranti e le loro possibilità di accesso a servizi sociali. In alcuni casi si sono viste pratiche altamente discriminatorie”.

Ma la logica della sicurezza non influenza unicamente il modo in cui si affronta la gestione dei fenomeni migratori. Altri luoghi di tensioni e conflitti – come quelli collegati alle minoranze etniche/nazionali – ne sono toccati.

Sicurezza, emergenze e minoranze

Il concetto di sicurezza, dentro e fuori dall’Europa, è spesso connesso anche alla gestione delle minoranze etniche/nazionali. A riguardo, si parla della cosiddetta “securitizzazione” delle minoranze per indicare il processo per cui determinate minoranze (così come la popolazione migrante) vengono percepite come una minaccia esistenziale che richiede misure emergenziali.

"Il consolidamento del nesso tra migrazione e sicurezza ha impedito di affrontare il fenomeno da altre prospettive: umanitarie, sociali o economiche"

Andrea Carlà, ricercatore dell'Istituto sui diritti per le minoranze

Il ricercatore Andrea Carlà ci fornisce qualche esempio. In Turchia, le rivendicazioni di autonomia della popolazione curda sono percepite nei discorsi del governo di Ankara e nelle sue azioni militari come una minaccia alla sovranità e all’unità del paese. In svariati paesi europei, i Rom e i Sinti sono spesso oggetto di misure emergenziali, anche per il fatto di essere collegati ad atti di microcriminalità, come i furti e le frodi sociali, e a problemi sanitari. I cittadini palestinesi di Israele – in discorsi e misure politiche e legislative – sono percepiti come antagonisti e come una minaccia per l’identità e presenza ebraica in Israele. In alcuni stati baltici, la questione delle minoranze russe è stata affrontata a volte in termini di sicurezza. Anche in passato diversi conflitti e tensioni sono stati inquadrati sotto la prospettiva della sicurezza: in Irlanda del Nord, ad esempio, e nell’ex Jugoslavia dove processi di securitizzazione avvengono ancora oggi in Kosovo.

Le conseguenze della securitizzazione: paura e processi di esclusione

“Oggi, la sicurezza è un valore fondamentale della nostra società moderna ed è diventato un concetto chiave che influenza l’agenda politica. Al tempo stesso, il concetto di sicurezza è spesso collegato a sentimenti di paura e processi di esclusione , come sottolineano Mauro Cereghini e Michele Nardelli nel loro libro Sicurezza”, spiega Andrea Carlà.

Al processo di securitizzazione si collegano processi di costruzione dell’identità, discriminazioni e nazionalismi. “La securitizzazione necessita di delimitare un gruppo che è trattato come emergenza da quello che non è considerato una minaccia così come chi deve essere protetto. Si divide chi è dentro da chi è fuori”. Anche per questo, ultimamente, vi è stata una crescente necessità di comprendere meglio i processi di securitizzazione della migrazione e delle minoranze.

Ricercatori e ricercatrici hanno portato l'attenzione su quanto, come e in quali circostanze le minoranze e gli "altri" culturalmente diversi siano costruiti come una minaccia. Gli studi hanno messo in relazione le dinamiche, le narrazioni, le pratiche, le modalità e gli attori coinvolti nei processi di securitizzazione delle minoranze e dei migranti, nonché le loro cause e le loro conseguenze. Al tempo stesso l’attenzione si è incentrata anche su come contestare, contrastare ed invertire tali processi In questo contesto si inserisce la Policy Summer School "Diversity Governance and Securitization in the EU and Beyond" che si tiene a Bolzano, in Eurac Research, dal 2 all’8 luglio 2023.

Proteste del 2021 da parte della minoranza serba in Kosovo settentrionale: la cosiddetta "guerra delle targhe". Le proteste furono innescate dall'obbligo per i cittadini di etnia serba di cambiare le proprie targhe automobilistiche sostituendole con targhe kosovare.Credit: albaniandailynews.com | All rights reserved

La Summer School sulla securitizzazione, in Alto Adige

Il programma della Summer School, della durata di una settimana, combina competenze teoriche e ricerca empirica su casi di studio rilevanti all'interno e all'esterno dell'Unione Europea. Include lezioni, tavole rotonde, giochi di ruolo e visite di studio presso le istituzioni interessate in Alto Adige. L’Alto Adige infatti è generalmente considerato un caso di successo di risoluzione dei conflitti etnici attraverso meccanismi di autonomia e condivisione del potere. “Uno dei grandi successi dell’Alto Adige e della sua autonomia consiste nel fatto che oggi prevale un’immagine positiva del multilinguismo e della diversità culturale, considerati come un vantaggio” commenta Andrea Carlà”.

“La securitizzazione, in sé, non è un fenomeno ineluttabile: alcuni paesi appaiono più accoglienti e meno preoccupati delle conseguenze negative attribuite alla migrazione; e ci sono certamente casi di coesistenza pacifica tra maggioranze e minoranze”

Andrea Carlà, ricercatore dell'Istituto sui diritti delle minoranze

In base a sondaggi la percentuale di persone che ritiene che la presenza di più gruppi linguistici (tedesco, italiano e ladino) in Alto Adige sia un arricchimento o possa esserlo a certe condizioni è passata dal 58,6% del 1991 al 77,9% del 2014. “Comunque, anche la provincia altoatesina non è completamente esente da processi di securitizzazione. Per esempio, in alcuni discorsi politici rimane un atteggiamento difensivo nei confronti dell’“altro”, soprattutto se quest’altro ha origini straniere, il quale è spesso presentato come un problema sociale e culturale”.

Rompere il legame tra minoranze e sicurezza: le possibili alternative

Spazio alla Summer School sarà dedicato anche alle possibili alternative: ovvero come contestare, contrastare ed invertire i processi di securitizzazione? Ci sono diversi approcci alla de-securitizzazione. L’idea centrale del concetto di securitizzazione è che un fenomeno venga trattato in termini di sicurezza “non perché esista una reale minaccia esistenziale, ma perché la questione viene presentata come tale”. In questo senso la politica normale, caratterizzata dalla discussione, dal dibattito e dalla deliberazione, è sostituita dalla politica dell'emergenza, caratterizzata dal silenzio, dalla segretezza e dalla soppressione. La de-securitizzazione si intenderebbe come il ripristino di un autentico spazio pubblico in cui discutere. Altri studi si concentrano sull’effettiva possibilità o utilità di una de-securitizzazione e su come dovrebbe essere raggiunta (e con il contributo di quali agenti). “In ogni caso, la securitizzazione, in sé, non è un fenomeno ineluttabile,” conclude Andrea Carlà. “Infatti alcuni paesi e governi appaiono più accoglienti e meno preoccupati delle conseguenze negative attribuite alla migrazione; e ci sono certamente casi di coesistenza pacifica tra maggioranze e minoranze”.

Una Summer School sul tema della securitizzazione e della governance della diversità


Dal 2 all’8 luglio 2023 in Eurac Research si tiene la Policy Summer School “Diversity Governance and Securitization in the EU and Beyond”. A partecipare sono 25 studenti e studentesse post-laurea, rappresentanti di ONG e altri operatori del settore. A tenere lezioni e workshop sono esperti ed esperte di Eurac Research e di altre università ed istituzioni di ricerca europee. La Policy Summer School è parte delle attività del Jean Monnet Network SECUREU che si occupa del tema della securitizzazione dei migranti e delle minoranze etniche e dell’aumento della xenophobia nell'Unione Europea. L’evento è organizzato dall’Istituto sui diritti delle minoranze di Eurac Research in collaborazione con l’Institut Barcelona d’Estudis Internacionals e l’Università di Glasgow.

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Rapporto migrazioni Alto Adige 2020

Come le migrazioni continuano a cambiare la nostra provincia

Nel "Rapporto sulle migrazioni Alto Adige 2020", 30 studiose e studiosi di sociologia, geografia, diritto, storia, biologia, antropologia, scienze politiche e linguistica di Eurac Research analizzano chi sono i migranti in Alto Adige e come funziona il loro inserimento a scuola, nel mondo del lavoro e sulla scena politica. Cento pagine ricche di testimonianze, infografiche e immagini: il Rapporto è pensato come strumento per supportare le politiche locali, ma anche come lettura divulgativa e come materiale didattico.

Vai al Rapporto migrazioni Alto Adige 2020

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