Cristian Pattaro

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"Sosteniamo sindaci e medici di base nella ripartenza"

L'epidemiologo Cristian Pattaro racconta lo studio CHRIS Covid-19

Annelie Bortolotti
© Eurac Research | Annelie Bortolotti
by Valentina Bergonzi

Lo studio, condotto in collaborazione con l’Azienda Sanitaria dell’Alto Adige, serve per verificare l’effettiva diffusione del virus SARS-CoV-2 in Val Venosta e per indagare come funziona la trasmissione della malattia, quanto duri l’immunità e se ci siano conseguenze di lungo periodo.

Al via lo studio CHRIS Covid-19 in Val Venosta. Comincia in questi giorni a Laces lo studio CHRIS Covid-19, che coinvolge tutti i comuni della media e alta Val Venosta. Circa 2000 persone, selezionate a caso indipendentemente dall’insorgenza di sintomi tra quelle che già avevano partecipato allo studio sulla salute CHRIS, sono state invitate, con una lettera consegnata dal messo comunale, a sottoporsi all’esame sierologico (esame del sangue per la ricerca di anticorpi contro Covid-19) e al tampone nasofaringeo (per escludere infezioni in atto). Tutti gli altri partecipanti allo studio CHRIS e i loro conviventi, bambini inclusi, per un totale di circa 19.000 persone, saranno invece invitati a compilare sul loro smart phone un breve questionario su eventuali sintomi. I casi sospetti verranno richiamati per il test sierologico. L'epidemiologo Cristian Pattaro è il responsabile dello studio.

Rispetto ad altre aree dell’Alto Adige in Val Venosta il numero di positivi al coronavirus è decisamente più basso. Perché uno studio proprio qui?

Cristian Pattaro: Perché grazie alla fase 1 dello studio CHRIS disponiamo di una banca dati con informazioni dettagliate sullo stato di salute pre-covid di oltre 13 mila persone. In forma rigorosamente anonimizzata, sappiamo chi soffre di ipertensione, chi presenta una infiammazione di base o chi ha altre malattie croniche. Inoltre, possiamo analizzare i profili genetici. Incrociando i dati che già abbiamo con i risultati dei nuovi test, ci auguriamo di capire meglio come si trasmetta il virus tra conviventi, chi è più soggetto ad ammalarsi, perché qualcuno rimane asintomatico mentre qualcun’altro – magari apparentemente in forma e più giovane – sviluppa sintomi severi, quali siano i principali fattori di rischio genetici e comportamentali.

“Anche a chi mostrasse ora un profilo negativo chiederemo di comunicarci ogni quattro settimane la eventuale comparsa di sintomi; basteranno pochi minuti per aggiornare la app sullo smart phone”

Vi aspettate di individuare casi finora non diagnosticati?

Pattaro: È possibile. Finora in Alto Adige sono stati identificati circa 2.600 casi e i morti sono poco meno di 300; poiché non è pensabile che la letalità di Covid-19 sia del 10%, questo significa che non tutti i casi sono emersi. Lo studio condotto in Val Gardena ha rivelato che oltre il 60% delle persone positive non ha consultato né il medico di base né l’Azienda Sanitaria pur avendo sintomi. Senza lo studio questi casi non sarebbero venuti alla luce. È perciò plausibile che anche in Venosta i numeri siano un po’ più alti di quelli noti finora, ci aspettiamo nell’ordine di un paio di centinaia. È sospetto anche il fatto che in alcuni comuni della valle, per esempio Senales e Laces, i dati Istat mostrino un numero di decessi tra gennaio e maggio decisamente più alto rispetto alla media degli scorsi cinque anni. Inoltre, seguiremo i partecipanti per un anno. Anche a chi mostrasse ora un profilo negativo – nessun sintomo o test negativo – chiederemo comunque di comunicarci ogni quattro settimane la eventuale comparsa di sintomi; basteranno pochi minuti per aggiornare la app sullo smart phone. In questo modo osserveremo l’andamento dell’epidemia.

A livello nazionale la risposta alla indagine sierologica del Ministero della salute e dell’Istat non è stata molto positiva. Vi aspettate una reazione diversa in valle?

Pattaro: Speriamo proprio di sì. Il legame con la comunità è più stretto e il riscontro dello studio più immediato. I partecipanti a CHRIS si sono sempre mostrati generosi e non più tardi di qualche sera fa, in una riunione, sindaci e medici di base ci hanno ripetuto quanto per loro sia importante avere informazioni chiare.

Quando e quali saranno i primi risultati?

Pattaro: Già ad agosto potremo dare stime precise sulla percentuale di infettati. Questo servirà alle amministrazioni per stabilire come muoversi con maggior consapevolezza, per esempio per la ripartenza della scuola o per la promozione turistica, e se si verificasse una seconda ondata in autunno/inverno.

E gli altri risultati su immunità e conseguenze?

Pattaro: Ai positivi al test sierologico misureremo le immunoglobuline ogni tre mesi per un anno. Questo è importante per capire se, una volta avuta l’infezione, si rimanga immuni – e se sì per quanto tempo – o se ci si possa di nuovo ammalare. Avremo i primi dati tra sei, 12 mesi. Per gli studi sui meccanismi molecolari di sviluppo della malattia e per valutare se la Covid-19 lascerà conseguenze neurologiche e cardiovascolari di lungo periodo serviranno naturalmente tempi più lunghi.

Cristian Pattaro

Una laurea in statistica economica all’Università di Padova e un dottorato in biostatistica all’Università di Milano, Cristian Pattaro è responsabile dello studio sulla salute CHRIS dal 2011. La genetica del rene è il suo campo di ricerca storico e il suo profilo twitter abbonda di spunti di approfondimento.

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