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Come si scrive in italiano nelle scuole italiane?

18 febbraio 22

Come si scrive in italiano nelle scuole italiane?

Al via ITACA, il primo studio che analizza, in Alto Adige, la coerenza dei testi in italiano prima lingua

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La dibattuta reintroduzione della prova scritta di lingua italiana all’esame di maturità ha riacceso i riflettori su un tema che preoccupa da tempo insegnanti e linguisti: le abitudini e le capacità di scrittura di studenti e studentesse sono cambiate. Non sempre per il meglio. È passato solo qualche anno da quando, in una lettera aperta indirizzata al governo e ripresa dai media, un gruppo di 600 docenti universitari si lamentò del fatto che chi si iscrive alle varie facoltà troppo spesso scrive male in italiano. E in effetti, tra il 2010 e il 2019, i test Invalsi e Pisa, cioè i programmi nazionale e internazionale per la valutazione del livello di apprendimento, hanno definito mediocri le capacità di scrittura, lettura e comprensione del testo nelle scuole italiane. Per capire meglio la natura di determinati fenomeni e verificare cosa influenza il modo di scrivere, Eurac Research sta svolgendo una ricerca che vuole coinvolgere tutte le scuole superiori altoatesine in lingua italiana.

Un testo può essere ineccepibile dal punto di vista grammaticale ma avere comunque qualcosa di stonato. Per esempio, il modo in cui le informazioni sono presentate e collegate fra loro può non essere chiaro a chi legge a causa di salti logici. “Al di là delle regole grammaticali, i testi possono presentare problemi di coerenza”, spiegano Chiara Vettori e Lorenzo Zanasi, linguisti di Eurac Research e referenti dello studio ITACA. “Questo capita anche nei testi scritti nella lingua che conosciamo meglio, cioè la nostra prima lingua, e noi vogliamo capire perché questo accade”.

Dopo i pre-test svolti nella tarda primavera del 2021, il team di ricerca sta ora reclutando un campione statisticamente significativo. “Siamo grati alle 11 scuole che già hanno aderito al progetto nonostante i grandi disagi causati dalla pandemia e stiamo contattando le rimanenti che siamo certi accoglieranno l’invito a comprendere meglio, insieme a noi, i contorni di un tema così attuale”, continuano Vettori e Zanasi. L’obiettivo finale è raccogliere prove da circa 700 studenti e studentesse di quarta superiore che provengono da un contesto familiare prevalentemente monolingue (italiano). A ogni partecipante verrà chiesto di rispondere a un questionario, svolgere esercizi di comprensione e manipolazione del testo e scrivere un testo argomentativo. Il materiale raccolto verrà analizzato sia manualmente sia tramite software dedicati per verificarne il grado di coerenza testuale.

I ricercatori valuteranno anche quali fattori estranei alla quotidianità scolastica potrebbero influenzare la scrittura: si chiedono per esempio se i tempi di lettura sempre più risicati per i tanti impegni, sia dentro sia fuori la scuola, possano avere un impatto sulla lingua usata e sul modo di collegare le idee e metterle per iscritto. Si chiedono anche se l’abitudine a sorvolare i testi scrollandoli online – quella che tecnicamente viene definita “lettura cursoria” – possa condizionare la comprensione delle istruzioni che vengono fornite durante le prove, portando così a risultati meno soddisfacenti.

“Queste ricerche aumentano la nostra conoscenza di un particolare ambito della scrittura giovanile, quello scolastico, con le sue regole e i suoi principi. Ma non si tratta solo di teoria: nel fornire possibili spiegazioni alla luce dei dati, intendiamo anche offrire a chi insegna delle indicazioni utili per la pratica della scrittura in classe”, chiarisce Andrea Abel, direttrice dell’Istituto di linguistica applicata di Eurac Research.

I risultati dell’indagine sono attesi nel corso del 2023.

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